Antonio Canova, il maestro del Neoclassicismo italiano al cinema il 18, il 19 e il 20 marzo 2019
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Antonio Canova, il maestro del Neoclassicismo italiano al cinema il 18, il 19 e il 20 marzo 2019
Nuovo film della Magnitudo Film e Chili che portano sul grande schermo un racconto tra gesso e marmo dello scultore senza tempo, Canova. Il docufilm sarà in sala dal 18 al 20 marzo 2019.
Abbiamo purtroppo solo un giorno per andarlo a vedere, domani.
È Vittorio Sgarbi a introdurre lo spettatore alla visione del documentario dedicato a Canova, artista vissuto a cavallo tra due secoli, due periodi storici completamente diversi. Due età distinte da un lato dalla Rivoluzione francese e dall’altro dalla nascita degli Stati Uniti d’America. “Non era un uomo di grandi vedute verso il futuro. Era un uomo di grandi vedute verso il passato”, dice Sgarbi (presidente della Fondazione Canova di Possagno e del Mart di Trento e Rovereto). Ed effettivamente Canova con la sua arte ha fermato il tempo, senza un’accezione del prima o del dopo. Ne è un esempio la sua Paolina, statua dalla bellezza moderna “che resiste perché si fa bellezza antica”. Al cinema il 18, 19 e 20 marzo con Magnitudo Film e Chili il sesto appuntamento della stagione cinematografica con l’arte, alla riscoperta di un artista valorizzato solo dai posteri.
IL DOCUFILM SU ANTONIO CANOVA
Con questo docufilm si ripercorre la storia di un uomo ma anche di una trasformazione sociale e antropologica. Un percorso che si muove da Venezia fino alla Francia, l’Inghilterra, la Russia senza lasciare mai Possagno, paese natale dello scultore. La vita di Canova è raccontata da Mario Guderzo, direttore del museo e della gipsoteca di Possagno, che rivela i momenti fondamentali della sua formazione e della carriera. Punto di partenza dell’arte di Canova è il gesso, incontro perfetto tra il bozzetto e il marmo. È il nonno scalpellino a insegnargli un mestiere che sarà fondamentale per la sua arte, lo stesso con cui resta in bottega dopo la morta del padre e il nuovo matrimonio della madre. Canova apre il suo primo studio a Venezia e da lì mette a punto la tecnica di riproducibilità delle sue opere. L’arte veneta che lo circonda è quella di Tintoretto, Tiziano, Canaletto, che lo affascina sin da subito. Anche se il giovane Canova ha le idee molto chiare: l’unico modo per diventare grandi è l’imitazione degli antichi. Proprio con “Venere e Adone” Canova viene consacrato come scultore della grazia. Le violente vicende storiche del 1700 irrompono però pesantemente nella sua vita e quando Venezia perde l’indipendenza Canova torna nella sua città natale e non avendo la possibilità di lavorare il marmo si rifugia nella pittura. È solo con la serie delle danzatrici che ritrova l’allegria e la positività.
Trailer ufficiale
Ci sono uomini che hanno creato opere capaci di illuminare lo sguardo di chi le osserva.
Da oltre due secoli, Antonio Canova è uno di questi e con un documentario cinematografico rispondiamo al perché lo scultore sia riconosciuto come il maestro del neoclassicismo e l'ultimo grande artista italiano di livello mondiale. Ripercorriamo la storia che, dalla Venezia che ha visto nascere il suo talento, tocca Francia, Inghilterra, Russia attraverso i fastosi palazzi dell’epoca, ma soprattutto rimane imperniata su Roma. Lo faremo però senza mai lasciare Possagno, perché se le sue opere sono giunte a Parigi, Londra, Vienna, New York, Washington, Berlino, San Pietroburgo, i bozzetti e i modelli originali sono gelosamente custoditi nel paese natale dell’artista, dove giunsero con un epico trasferimento voluto dal fratellastro in nave e su carri da Roma dopo la sua scomparsa.
Cliccate qui per trovare il vostro cinema
http://www.magnitudofilm.com/it/al-cinema/
Abbiamo purtroppo solo un giorno per andarlo a vedere, domani.
È Vittorio Sgarbi a introdurre lo spettatore alla visione del documentario dedicato a Canova, artista vissuto a cavallo tra due secoli, due periodi storici completamente diversi. Due età distinte da un lato dalla Rivoluzione francese e dall’altro dalla nascita degli Stati Uniti d’America. “Non era un uomo di grandi vedute verso il futuro. Era un uomo di grandi vedute verso il passato”, dice Sgarbi (presidente della Fondazione Canova di Possagno e del Mart di Trento e Rovereto). Ed effettivamente Canova con la sua arte ha fermato il tempo, senza un’accezione del prima o del dopo. Ne è un esempio la sua Paolina, statua dalla bellezza moderna “che resiste perché si fa bellezza antica”. Al cinema il 18, 19 e 20 marzo con Magnitudo Film e Chili il sesto appuntamento della stagione cinematografica con l’arte, alla riscoperta di un artista valorizzato solo dai posteri.
IL DOCUFILM SU ANTONIO CANOVA
Con questo docufilm si ripercorre la storia di un uomo ma anche di una trasformazione sociale e antropologica. Un percorso che si muove da Venezia fino alla Francia, l’Inghilterra, la Russia senza lasciare mai Possagno, paese natale dello scultore. La vita di Canova è raccontata da Mario Guderzo, direttore del museo e della gipsoteca di Possagno, che rivela i momenti fondamentali della sua formazione e della carriera. Punto di partenza dell’arte di Canova è il gesso, incontro perfetto tra il bozzetto e il marmo. È il nonno scalpellino a insegnargli un mestiere che sarà fondamentale per la sua arte, lo stesso con cui resta in bottega dopo la morta del padre e il nuovo matrimonio della madre. Canova apre il suo primo studio a Venezia e da lì mette a punto la tecnica di riproducibilità delle sue opere. L’arte veneta che lo circonda è quella di Tintoretto, Tiziano, Canaletto, che lo affascina sin da subito. Anche se il giovane Canova ha le idee molto chiare: l’unico modo per diventare grandi è l’imitazione degli antichi. Proprio con “Venere e Adone” Canova viene consacrato come scultore della grazia. Le violente vicende storiche del 1700 irrompono però pesantemente nella sua vita e quando Venezia perde l’indipendenza Canova torna nella sua città natale e non avendo la possibilità di lavorare il marmo si rifugia nella pittura. È solo con la serie delle danzatrici che ritrova l’allegria e la positività.
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Ci sono uomini che hanno creato opere capaci di illuminare lo sguardo di chi le osserva.
Da oltre due secoli, Antonio Canova è uno di questi e con un documentario cinematografico rispondiamo al perché lo scultore sia riconosciuto come il maestro del neoclassicismo e l'ultimo grande artista italiano di livello mondiale. Ripercorriamo la storia che, dalla Venezia che ha visto nascere il suo talento, tocca Francia, Inghilterra, Russia attraverso i fastosi palazzi dell’epoca, ma soprattutto rimane imperniata su Roma. Lo faremo però senza mai lasciare Possagno, perché se le sue opere sono giunte a Parigi, Londra, Vienna, New York, Washington, Berlino, San Pietroburgo, i bozzetti e i modelli originali sono gelosamente custoditi nel paese natale dell’artista, dove giunsero con un epico trasferimento voluto dal fratellastro in nave e su carri da Roma dopo la sua scomparsa.
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