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L’Arte Degenerata:l’attacco all’Arte Moderna nella Germania Nazista, 1937. I segreti di Gurlitt

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Messaggio Da Notaio Mer 22 Ott 2014, 00:54

Non so quanti di voi conoscano questa vicenda o ne abbiano letto dei dettagli. Da questa vicenda è stato anche tratto un film, ma nessuno poteva immaginare quello che è successo nel febbraio del 2012.
Questo post viene dedicata all'arte degenerata o Entartete Kunst come si definisce in tedesco.


Ci sono tanti articoli che la spiegano in giro e ho tratto spunto da un'articolo molto interessante.
La vicenda trae spunto dalla morte di Cornelius Gurlitt.

Inizio con postarvi questa notizia
Cornelius Gurlitt è morto all’età di 81 anni il 5 maggio 2014, dopo aver passato tutta la vita al servizio del suo tesoro d’arte, del valore di circa due bilioni di euro,  tenuto nascosto per decenni in un modesto appartamento di Monaco e in parte in un’altra casa di Salisburgo. L’annuncio eclatante, da parte delle autorità tedesche, venne dato solo nel novembre 2013 ma “il più grande ritrovamento d’arte dell’era post-bellica”, come fu definito, avvenne nel 2012:fu così che il nome di Gurlitt, uomo schivo e misterioso, vissuto fino a quel momento come un fantasma, divenne noto in tutto il mondo. Il gossip su di lui occupò le prime pagine dei giornali per settimane, e del resto le quasi 1.500 opere ritrovate costituivano il famigerato “tesoro di Hitler” di cui la Storia ne ignorava per lo più l’esistenza.

Dal canto suo Gurlitt non ebbe mai un lavoro, nessun conto in banca e non era sull’elenco del telefono della città di Monaco. A parte qualche rara visita alla sorella, che viveva a Würzburg e che morì due anni fa, Cornelius ebbe sporadici contatti con il mondo esterno per circa cinquant’anni. Der Spiegel riportò che l’uomo non guardava la tv dal 1963 e che non fu mai innamorato, eccetto che della sua collezione.
Nella seconda casa di Salisburgo giacevano arrotolati soprattutto dipinti di arte europea risalenti al XIX secolo e ai primi del XX:un bel po’ di quella che i nazisti chiamavano Entartete Kunst, o arte degenerata, sottratta tra gli anni ’30 e i ‘40 ai musei e agli ebrei. Solo 200 delle opere ritrovate a Monaco pare fossero presenti sulla lista dell’Art Loss Register dei capolavori scomparsi. Ciò non significa che le altre 1.300 opere non siano capolavori, ma piuttosto che nessuno le abbia mai reclamate, magari qualche erede, perché semplicemente all’oscuro della loro esistenza.

a domani per il seguito.....
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Messaggio Da Notaio Mer 22 Ott 2014, 23:43

Il noto avvocato Christopher Marinello, specializzato nel recupero di opere d’arte, ha commentato così la notizia del ritrovamento del tesoro di Hitler:

I legittimi proprietari di queste opere hanno il diritto di rientrarne in possesso per farne ciò che vogliono, fosse anche di venderle. Le loro famiglie sono state sterminate insieme alla loro cultura e la restituzione delle opere è comunque ben piccola ricompensa:non si tratta del valore economico anche se, persino oggi, certa stampa britannica sta strumentalizzando la vicenda secondo il vecchio adagio dell’ebreo ricco e avido che vuole guadagnare sempre di più. E le autorità tedesche sono restie a rilasciare dettagli delle opere finché non avranno verificato tutte le quotazioni. Ma non importa se un Picasso vale 20 milioni e un’opera di un artista sconosciuto vale solo 20 euro, il principio è lo stesso. Pare che la maggior parte delle tele ritrovate a Monaco non fossero quelle confiscate in Germania per venderle all’estero, reinvestire nei capolavori ariani del Vermeer, Rembrandt e simili ai fini di allestire il Führer Museum di Hitler, ma si tratta di opere sottratte agli ebrei francesi durante l’Occupazione e il collaborazionismo di Vichy. E, al di là dei corredi museali, regna una questione ben più complessa circa i dipinti delle collezioni private, passati di mano diverse volte nel mercato dell’arte sin dalla II Guerra Mondiale. L’Europa, non ultima la Germania, ha fatto passi da gigante nel venire a patti con gli strascichi del regime nazista, ma la restituzione delle opere d’arte confiscate o rubate è un aspetto recente del processo (la dichiarazione di Washington, n.d.r.) che cominciò solo a partire dalla fine degli anni ’90. Alla luce di tutto ciò, eventi come la mostra dell’arte degenerata del 1937 risultano dolorosamente vicini. Dal punto di vista dell’arte, dovrà passarne ancora di tempo prima che i fantasmi di metà Novecento riposino in pace. Le persone muoiono, la memoria svanisce, i documenti si perdono, e le autorità tedesche continuano a richiedere questo tipo di informazioni agli eredi:quando questi reclamano le loro opere, i musei chiedono le ricevute di pagamento. Ma quando stai scappando per mettere in salvo la vita tua e dei tuoi cari, l’ultima cosa alla quale penseresti sono proprio le ricevute dei quadri che hai comprato.

Ad onor di cronaca va però specificato che dopo il sequestro la procura aveva comunque deciso di lasciare il tesoro nelle mani di Gurlitt che, tutto sommato, aveva tentato nel corso della sua vita di rintracciare le provenienze dei “suoi” quadri.

Fu i il padre di Cornelius, Hildebrand, ad accumulare pezzo dopo pezzo l’abnorme collezione.
Sotto il nazismo, Hildebrand venne licenziato in tronco da due musei:a Zwickau, per aver intrapreso una politica ritenuta offensiva nei confronti dei sani principi del popolo tedesco attraverso l’esposizione di opere d’arte moderna, e ad Amburgo, in parte, per via della nonna di origine ebraica. Ma, successivamente, fu lo stesso Goebbels a selezionarlo di persona, tra pochi altri, col compito di vendere all’estero le opere d’arte moderna confiscate.

Continua......
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Messaggio Da Notaio Gio 23 Ott 2014, 23:41

Fu così che Hildebrand passò gli anni della guerra, tenendosi buoni i suoi capi nazisti mentre arricchiva se stesso, salvo poi mentire successivamente agli investigatori alleati, sostenendo che la sua collezione fosse andata distrutta sotto i bombardamenti di Dresda. Morì in un incidente d’auto nel 1956, mentre la moglie lo seguì 12 anni più tardi:il figlio Cornelius subentrò alla collezione, vendendo di tanto in tanto un dipinto giusto per stare a galla ma mantenendo la collezione come una sorta di sacramento. Suo padre, prima della morte, gli aveva lasciato una memoria scritta descrivendo la collezione “non come di mia proprietà, ma piuttosto come una sorta di feudo che mi è stato assegnato per amministrarlo”.

Cornelius seguì alla lettera l’indicazione paterna, fino a quando il suo atteggiamento nervoso sul treno che lo portava a Zurigo fece insospettire i doganieri bavaresi, che lo trovarono con 9000 euro in contanti durante un’ispezione mirata a bloccare l’esportazione di capitali verso conti correnti nascosti in Svizzera.

All’inizio del 2012, polizia, doganieri e funzionari delle tasse fecero irruzione nel suo appartamento di Monaco e passarono tre giorni a portar via opere di Picasso, Matisse, Otto Dix, Emil Nolde e Oskar Kokoschka, insieme ad artisti più lontani nel passato come Renoir, Courbet, Dürer e Canaletto, tutti custoditi in mezzo a pile di teglie sporche di avanzi di cibo e pacchetti di fettuccine.

A Gurlitt fu ordinato di sedersi e guardare. Dichiarò a Der Spiegel che assistere alla scena fu più doloroso della perdita dei suoi genitori e della sorella. Circa un anno dopo, quando i giornali e le tv scoprirono la sua storia, Cornelius era malato e come in lutto. Nel frattempo, nel periodo della sua custodia cautelare per evasione fiscale e prima della confisca della collezione, Gurlitt riuscì comunque a vendere uno dei pezzi più importanti attraverso un rispettabile mercante:si trattava del “Domatore di leoni” di Max Beckmann, venduto alla cifra di 840.000 euro.
Gurlitt dichiarò:

Tutto quello che desideravo era di vivere con i miei quadri.

Senza dubbio questo era desiderio anche dei legittimi proprietari dell’epoca, se solo non gli avessero portato via tutto. Però, nel marasma della follia di una guerra contro una razza, se Hildebrand Gurlitt non avesse conservato con cura questa collezione, senza disperderla, l’insieme di quadri si sarebbe tramutato in un bottino destinato alla distruzione e all’ingordigia, in una peregrinazione difficile da rintracciare e da restituire alla Storia.

Continua....
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Messaggio Da Notaio Lun 27 Ott 2014, 00:29

Nella vita autoreclusa di Gurlitt e nella sua cattura sul treno è impossibile non pensare alle fine fatta dalle tante famiglie scovate a nascondersi nelle soffitte o ai rifugiati che cercavano di scappare una volta smascherati sui treni, insieme ai loro documenti falsi.

Gurlitt era un uomo fuori dal suo tempo, immerso nella contemplazione di quell’arte che amava e custodiva gelosamente con perizia, mentre fuori, come oggi, le speculazioni di un mercato artistico sempre più drogato mercificavano o svendevano, a seconda dell’opportunità. I dipinti gli sono sopravvissuti, a ricordo della longevità dell’arte, anche quella che Hitler non poté sterminare– la grande cospirazione giudaico-bolscevica, così me lui la vedeva –il cui mordente ha guadagnato nuova linfa grazie alla storia di Gurlitt e della caccia alle streghe nazista.

Nazista sì, ma da un certo punto in poi, visto che fu uno dei fondatori del Romanticismo, Friedrich Schlegel ad utilizzare per primo il termine “degenerazione” per accusare l’involuzione poetica che trovò luogo nella tarda antichità. O il compositore Wagner che più tardi, nel 1850, attaccò gli ebrei e la loro influenza negativa sulla musica. Fu però il critico, sociologo e leader sionista ungherese, l’ebreo Max Nordau, a pubblicare nel 1892 l’opera Entartung – Degenerazione – in cui associò la degenerazione dell’arte a quella dell’artista, basandosi sulle tesi fisiognomiche del criminologo e antropologo Cesare Lombroso, anch’egli ebreo, di cui era un grande seguace ed amico.

La degenerazione somatica, atavica, e quindi risultato di un’involuzione genetica, Nordau la individuò anche in molti poeti, scrittori ed artisti del suo tempo, specialmente in quelli appartenenti ai movimenti del Simbolismo e dell’Impressionismo. I nazisti abbracciarono in seguito queste teorie e provvidero ad epurare i Musei dall’arte bollata come degenerata, il più delle volte per motivi di razza, credo politico e religioso, anche se l’Espressionismo fu la corrente più colpita di tutte.

Delle opere sequestrate, 650 finirono nella mostra itinerante Entartete Kunst – Arte Degenerata – del 1937:parte di queste vennero vendute in asta pubblica a Lucerna ma ben 5.000 furono bruciate in piazza a Berlino due anni dopo. Diceva Genet che il fascismo è teatro…
Solo che adesso è l’arte degenerata a salire sul palco, dove si è infine riappropriata del ruolo di eroina tragica dello spettacolo.



Fin qui i colpi di scena sembravano finiti quando è arrivata la sorpresa finale all’apertura del testamento di Gurlitt:l’uomo ha lasciato tutto il suo patrimonio al Kunstmuseum di Berna. Non sappiamo le ragioni di questo suo gesto, forse un’ultima ritorsione nei confronti dello Stato Tedesco, reo di aver odiato l’arte che lui amava. Resta certo che con il Kunstmuseum di Berna Gurlitt non ebbe mai rapporti, ed è capibile lo scetticismo del direttore del museo nei confronti di questa pesante e scomoda eredità. Perché si sospetta che almeno 450 opere siano quelle razziate dai nazisti e la questione morale resta in primo piano, ora più che mai. Ora la Fondazione del Kunstmuseum di Berna avrà sei mesi di tempo per decidere se accettare o meno il regalo inatteso, mentre la Germania fa sapere che non opporrà resistenza, anche se obtorto collo, alla cessione di un patrimonio così grande e per molti versi inedito.

Insomma la storia sembra non trovare mai fine, nonostante i 5000 dipinti bruciati in piazza, e nonostante tutti i furti subiti.

Fine della vicenda, per ora.
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Messaggio Da axis Lun 01 Dic 2014, 02:07


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Messaggio Da axis Lun 01 Dic 2014, 02:11

Notaio ha scritto: Ora la Fondazione del Kunstmuseum di Berna avrà sei mesi di tempo per decidere se accettare o meno il regalo inatteso, mentre la Germania fa sapere che non opporrà resistenza, anche se obtorto collo, alla cessione di un patrimonio così grande e per molti versi inedito.

Insomma la storia sembra non trovare mai fine, nonostante i 5000 dipinti bruciati in piazza, e nonostante tutti i furti subiti.

Fine della vicenda, per ora.

Novità:
Il Kunstmuseum di Berna ha accettato l'eredità.

http://www.ilgiornaledellarte.com/articoli/articoli/2014/11/122155.html


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Messaggio Da Notaio Lun 01 Dic 2014, 23:59

axis ha scritto:Novità:
on line l'elenco delle opere.

http://www.ilgiornaledellarte.com/articoli/2014/11/122138.html


Berlino. Verranno scritti fiumi di inchiostro sugli elenchi pubblicati oggi da Lostart.de, riguardanti le collezioni Gurlitt ritrovate a Monaco e a Salisburgo. E ci vorrà tempo, prima che da un lato la Task Force possa completare tutte le ricerche sulla provenienza delle 1.600 opere e dall'altro eventuali pretese vengano avanzate col sostegno delle necessarie documentazioni e possano passare al vaglio degli esperti.
Dopo il via libera dell'Ufficio austriaco di Tutela delle Belle Arti di Vienna all'uscita dal Paese del lotto rinvenuto nella modesta casetta di Cornelius Gurlitt alla periferia di Salisburgo, parte anche di quelle opere è già giunta in Germania, non senza aver suscitato critiche per la condiscendenza austriaca ad agevolare l'azione, invece che chiedere che le opere venissero controllate in loco: tanto più che i retroscena e le circostanze dell'affastellamento in Austria di quelle opere da parte di Gurlitt, il cui valore sarebbe assai più elevato di quelle di Monaco, sono ancora nebulosi.
Un primo sguardo agli elenchi e alle relative immagini rivela opere che spaziano nell'arte europea soprattutto tedesca e francese tra Ottocento e primo Novecento: perlopiù dipinti e opere grafiche, ma anche alcune sculture, per esempio di Rodin, e numerosi pezzi di antichità asiatiche. La rosa dei nomi va da Renoir a Degas, a Monet, Seurat, Signac, fino a Otto Dix, George Grosz, Max Liebermann, Lovis Corinth, Emil Nolde, Campendonk. E ci sono anche opere di Tiepolo, Francesco Guardi, Munch, Picasso, El Lissitzky.
Al di là delle opere, e benché pieni di pecette, necessarie alla tutela della privacy, fondamentali dal punto di vista storico e per le ricerche sulla provenienza saranno i libri contabili di Hildebrand Gurlitt, forniti dalla procura di Augusta e pubblicati anch'essi su lostart.de, in particolare quelli delle compravendite del 1937, l'anno fatidico della mostra tedesca sull'arte «degenerata», ma anche quelli dal 1940 al 1944: meticolosamente zeppi di dati, scritti ad inchiostro nero.
I libri contabili consultabili in rete non sono tuttavia ancora tutti, come viene precisato sul sito lostart.de.
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Messaggio Da Notaio Mar 02 Dic 2014, 00:03

axis ha scritto:
Notaio ha scritto: Ora la Fondazione del Kunstmuseum di Berna avrà sei mesi di tempo per decidere se accettare o meno il regalo inatteso, mentre la Germania fa sapere che non opporrà resistenza, anche se obtorto collo, alla cessione di un patrimonio così grande e per molti versi inedito.

Insomma la storia sembra non trovare mai fine, nonostante i 5000 dipinti bruciati in piazza, e nonostante tutti i furti subiti.

Fine della vicenda, per ora.

Novità:
Il Kunstmuseum di Berna ha accettato l'eredità.

http://www.ilgiornaledellarte.com/articoli/articoli/2014/11/122155.html


Grazie della news caro, non avevo ancora letto la cosa. Chissà perchè non avevo dubbi sul fatto che avrebbero accettato questa eredità..... Laughing

Ecco l'intero articolo per promemoria

Gurlitt, il Kunstmuseum di Berna ha accettato l'eredità
Tutti felici per l'accordo tedesco-elvetico: la Germania continuerà a fare ricerche sulla provenienza dei 1.600 pezzi e a gestire le richieste di restituzione. In Svizzera andranno solo le opere non frutto di razzie

Berlino. Felici e soddisfatti si sono mostrati il ministro alla cultura tedesco, Monika Grütters, il ministro alla giustizia bavarese, Winfried Backbaus, il presidente del Kunstmuseum di Berna, Christoph Schäublin e il direttore per la cultura del Canton Berna, Bernhard Pulver, alla conferenza stampa di oggi a Berlino, nel corso della quale è stato presentato l'accordo che regolerà le modalità di fruizione del lascito di Cornelius Gurlitt, figlio di Hildebrand, uno dei più attivi mercanti d'arte nazisti.

Come era già stato possibile leggere tra le righe delle poche dichiarazioni rilasciate nelle ultime settimane dai principali attori dell'accordo, il Kunstmuseum di Berna ha accettato l'eredità (1.600 opere e alcuni immobili), ma con molti distinguo, che fanno della Svizzera la vera vincitrice di questa peculiaria ruota della fortuna. Benché infatti il Kunstmuseum abbia intenzione di creare una propria commissione sulla provenienza, con compiti non ben precisati, sarà infatti la Germania che continuerà a pagare la Task Force già impegnata a controllare l'origine delle opere e il cui incarico si allargherà pure a «parte» delle oltre 200 opere trovate nella casa salisburghese di Cornelius Gurlitt: «Le opere frutto di razzie non toccheranno nemmeno il suolo elvetico», ha puntualizzato assai infelicemente Schäublin.
Oltre che delle ricerche, la Germania prenderà su di sé tutto il complesso disbrigo delle restituzioni, da effettuare «in tempi più brevi possibili», come ha assicurato Monika Grütters.
Tutto ciò che non può essere identificato come arte sottratta illegalmente ai legittimi proprietari, andrà a Berna. Tuttavia, il Kunstmuseum concederà prioritariamente prestiti delle quasi 500 opere di arte cosiddetta «degenerata» a Germania, Austria e Polonia.
In un'atmosfera di sorridente soddisfazione, l'unica freccia avvelenata è stata lanciata dal ministro alla giustizia bavarese, Winfried Backbaus. Il caso Gurlitt ha potuto essere risolto infatti per molta fortuna, cioè per la volontà di Cornelius di collaborare, di firmare un accordo per la ricerca e la restituzione delle opere di dubbia provenienza, ma soprattutto, di legare anche i propri eredi a quell'accordo di inizio aprile 2014, stilato da Gurlitt un mese prima di morire. In caso contrario, la prescrizione avrebbe reso impossibile qualsiasi azione legale. Così Backbaus è stato l'unico fra gli oratori a lanciare lo sguardo ai possibili tesoretti ancora nascosti da qualche parte in Germania e che in mancanza di una legge sulla restituzione, andranno perduti: «Un anno fa ho presentato al Bundesrat un progetto di legge, ma a tutt'oggi non è stato accolto, né sono stati presentati progetti alternativi», ha detto all'indirizzo del mondo politico tedesco, particolarmente letargico da 70 anni, in fatto di opere d'arte.
Con le sue parole evidentemente irritate nei confronti dei colleghi, Backbaus ha tuttavia salvato almeno un poco l'assai strapazzato onore della Germania.
Dall'oratore politico svizzero, il Verde direttore per la cultura del Canton Berna, Bernhard Pulver, non è stata proferita invece alcuna parola sulla possibilità di dotarsi di una regolamentazione, visto che i beni culturali in Svizzera sono materia cantonale.
Interessante è il fatto che i giornalisti assiepati non abbiano potuto porre quesiti, se non a tu per tu con i politici, e solo dopo la conferenza stampa: un evidente modo per evitare scomode domande, prima fra tutte: perché la Germania in 7 decenni non si è dotata di una legge sulla restituzione di opere d'arte? E: c'è intenzione di mettervi davvero riparo?
Rimane inoltre l'incognita degli eredi di Gurlitt tagliati fuori dal lascito.
Monika Grütters ha assicurato che su lostart.de verranno immessi in giornata anche tutti i libri contabili di Hildebrand Gurlitt, una richiesta che da mesi aspettava di essere accolta.
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Messaggio Da Notaio Mar 02 Feb 2016, 00:13

Ci sono i primi risultati della task force che doveva presentare il rapporto conclusivo sulle circa 1.500 opere ritrovate nel 2012 in un appartamento di Monaco di Baviera: 162 sospettate di essere frutto delle razzie naziste, ma solo cinque sono state identificate con certezza come bottino.

I risultati sono parecchio deludenti. Eccovi la notizia.

Berlino. La task force tedesca incaricata di indagare sulla provenienza di quasi 1.500 opere ritrovate nell'appartamento di Cornelius Gurlitt a Monaco e nella sua casa di Salisburgo ha concluso il suo lavoro. Dalle ricerche condotte, 162 opere si confermano frutto di saccheggio dei nazisti, anche se solo per cinque di esse si è arrivati alla certezza che fossero state rubate a famiglie ebree e se ne raccomanda  la restituzione.
Nella relazione finale, pubblicata il 14 gennaio, la task force guidata da Ingeborg Berggreen-Merkel afferma che finora solo per 13 opere si è riusciti a stabilire definitivamente la provenienza. Ronald Lauder, presidente del World Jewish Congress, l'ha definito un progresso «misero e insoddisfacente». Oltre alle cinque già identificate come frutto di spoliazione, è molto probabile che altre due opere siano state razziate, mentre sei sicuramente non erano state rubate.
Le ricerche sul tesoro Gurlitt passeranno alla neocostituita Stiftung Deutsches Zentrum Kulturgutverluste (Fondazione tedesca per i beni culturali perduti). Ricapitolando il lavoro svolto in due anni, la task force ha individuato come priorità per le future indagini le 162 opere d'arte che secondo i dati raccolti sarebbero  frutto di razzie: tra queste figurano una stampa di Rembrandt e disegni di Georges Seurat e Delacroix.
«Mi aspettavo che la Germania facesse di meglio, dato che il tempo sta scadendo», ha commentato Lauder. Molto critico verso la gestione della task force, ha aggiunto: «Aspettare ancora non è un'opzione sensata, ma uno schiaffo in faccia ai ricorrenti».
La task force aveva già scartato l'ipotesi del saccheggio per 507 opere, o perché queste già appartenevano a componenti della famiglia Gurlitt, o perché erano state donate a familiari di Gurlitt dagli artisti, o ancora perché erano state sequestrate dai musei tedeschi nella furia di Joseph Goebbels contro l'«arte degenerata». Quanto alle restanti, i ricercatori finora non sono riusciti a determinare se fossero il frutto di spoliazioni ai danni di collezionisti ebrei.
La Berggreen-Merkel era stata nominata nel novembre 2013 alla testa della task force costituita per indagare sulla collezione sequestrata l'anno prima nell'appartamento di Gurlitt a Monaco durante accertamenti per presunta evasione fiscale. Alla sua morte, nel maggio 2014, Gurlitt ha lasciato l'intera collezione al Kunstmuseum di Berna, ma una cugina di Cornelius, Uta Werner, ha impugnato il testamento. Il tribunale di Monaco dovrebbe pronunciarsi sulla sua validità e nei prossimi mesi.
La collezione Gurlitt era stata accumulata dal padre di Cornelius, Hildebrand Gurlitt, mercante d'arte che aveva lavorato per i nazisti e aveva accesso al mercato della Francia occupata e nei Paesi Bassi, grazie al suo ruolo di compratore per conto del Führermuseum, il museo che Hitler progettava di costituire a Linz, in Austria.
La task force definisce le negoziazioni di Hildebrand Gurlitt «all'insegna della discrezione, della segretezza e dell'inganno». Gran parte della documentazione del mercante rinvenuta tra i beni di Cornelius Gurlitt, si legge nella relazione finale, va presa con le pinze, perché spesso Hildebrand ha fornito informazioni false riguardo la provenienza delle sue opere per ingannare le autorità e aggirare le norme in materia di valuta, di esportazioni e di tasse, o per mascherare i veri venditori. Il fatto che la collezione comprenda soprattutto opere su carta rende più complicato stabilirne la provenienza.
La task force ha stabilito che almeno in un caso Hildebrand Gurlitt può essere stato vittima di un raggiro. L'anno scorso un dipinto della collezione Gurlitt firmato Marc Chagall è stato infatti dichiarato falso dal Comité Marc Chagall a Parigi.



Insomma a conti fatti, Gurlitt ha lasciato l'intera collezione di queste opere rubate a vario titolo al Kunstmuseum di Berna, la cugina ha impugnato il testamento, le opere intanto restano nelle mani della appena costituita Fondazione tedesca per i beni culturali perduti.
Il tribunale di Monaco deve pronunciarsi, campa cavallo.
Se tanto mi da tanto, questa vicenda promette di finire come le opere d'arte rubate dai francesi in Italia da Napoleone. Prima le rubano, un pò le restituiscono, le altre le tengono e diventano loro. Amen.
Gli svizzeri hanno detto che non vogliono opere frutto di razzie. Voglio proprio vedere quante risulteranno rubate e quante invece linde e acquistate regolarmente e da chi. Mah......
Vedremo le prossime puntate.
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Messaggio Da Notaio Lun 19 Dic 2016, 00:28

Ecco la nuova puntata su questa intricata vicenda.

Ecco l'articolo
Cornelius Gurlitt sapeva quel che faceva
Lo ha stabilito la corte. Quasi più nulla ostacola la presa in carico delle opere della collezione da parte del Kunstmuseum di Berna
Il Kunstmuseum di Berna

Monaco di Baviera (Germania).

Cornelius Gurlitt era capace di intendere e di volere, allorché scrisse il contestato testamento che nominava il Kunstmuseum di Berna erede della sua collezione di opere d'arte, ma anche di ogni altro suo avere. È questa la conclusione cui è giunta oggi, 15 dicembre 2016, la corte di Monaco alla quale si era appellata la cugina di Cornelius Gurlitt, Uta Werner: secondo la donna, lo stato di salute mentale del parente era compromesso, allorché mise nero su bianco quella peculiare decisione.

Dal Kunstmuseum di Berna, che aveva formalmente accettato l'eredità nel novembre 2014, il vicepresidente, Marcel Brülhart, si dice soddisfatto della sentenza e torna subito a parlare della mostra congiunta svizzero-tedesca che già mesi fa era stata annunciata e che in tempi brevi dovrebbe presentare finalmente al pubblico le 1.500 opere della raccolta.
Irrisolto è invece ancora il nodo della loro provenienza, visto che solo per una decina di esse la Task Force appositamente istituita nel 2014 e finanziata dallo stato tedesco, ha completato le ricerche: alcune opere di elevato valore sono già state restituite, come «Donna seduta» di Matisse o «Due cavalieri sulla spiaggia» di Max Liebermann, ma una perizia della commissione aveva appurato che oltre 600 opere potrebbero essere frutto di razzie.

La collezione di 1.280 opere era stata rinvenuta nel febbraio 2012, in seguito d un controllo fiscale, nell'appartamento di Monaco di Cornelius Gurlitt, figlio ed erede di Hildebrand Gurlitt, uno degli agenti di Hitler incaricati da un lato di ammassare opere razziate o acquisite al ribasso nei territori occupati, in particolare in Francia, e dall'altro di far cassa con la loro vendita.
Nel febbraio del 2014 erano state rinvenute ulteriori 200 opere in una casetta presso Salisburgo di proprietà di Cornelius.
In tutto dunque circa 1.500 opere, con fulcro sull'arte soprattutto tedesca e francese tra Ottocento e primo Novecento con circa 500 lavori ascrivibili all'arte bollata come «degenerata» dai nazisti.
Le opere maggiori sono riconducibili ad artisti della Nuova Oggettività, del Gruppo «Die Brücke» e del «Cavaliere Azzurro», ma vi sono anche opere di Paul Cézanne, Paul Gauguin, Claude Monet, Pierre-Auguste Renoir.

In una prima reazione alla sentenza, dal museo svizzero si fa sapere che le ricerche sulla provenienza sono previste «presumibilmente fino alla fine del 2017» e verranno portate avanti dal Deutsches Zentrum Kulturgutverluste di Magdeburgo, che dall'inizio di quest'anno ha assunto i compiti della Task Force.
In base all'accordo tra Germania e Svizzera, il Kunstmuseum di Berna resituirà le opere che verranno identificate come razziate e terrà quelle risultate «molto probabilmente non razziate», laddove in caso di dubbio l'istituzione bernese «ha diritto di scelta».
Le opere (che al momento sono custodite in un deposito vicino a Monaco) cominceranno a essere consegnate a Berna presumibilmente a partire dalla primavera del 2017.

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Messaggio Da Notaio Gio 02 Mar 2017, 00:11

Su Rai 5 è possibile vedere una puntata della serie "i predatori dell'arca perduta", la seconda, dedicata a Gurlitt, l'anonimo vecchietto collezionista di migliaia di opere d'arte trafugate durante l'ultima guerra.

Monaco di Baviera, 2013. Nell'appartamento di un anziano signore vengono rinvenute decine di capolavori scomparsi durante il Nazismo. Il servizio ricostruisce  in modo chiaro tutta la vicenda, affermando come sia quasi impossibile la restituzione delle opere ai legittimi proprietari.

Per poter vedere la puntata cliccate qui e buona visione.

http://www.raiplay.it/video/2016/09/I-PREDATORI-DELL-ARTE-PERDUTA-7046806c-f903-4d0a-8140-580849d398ed.html

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