Dante Gabriel Rossetti; Persefone, record da Christies 28/10/19. La storia di questo dipinto.
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Dante Gabriel Rossetti; Persefone, record da Christies 28/10/19. La storia di questo dipinto.
Dante Gabriel Rossetti, nato Gabriel Charles Dante Rossetti (Londra, 12 maggio 1828 – Birchington-on-Sea, 10 aprile 1882), è stato un pittore e poeta britannico, tra i fondatori del movimento artistico dei Preraffaelliti insieme a William Hunt, Ford Madox Brown e John Everett Millais.
Artista complesso e dai molteplici interessi, propugnava un'arte che recuperasse l'autenticità e la spiritualità del passato.[2] La sua stessa vita incarnò in molti aspetti i principi romantici.[2] Si interessò sin dalla giovinezza a Dante ed ai poeti del dolce stil novo, passione ereditata dai genitori, ma anche ai romantici inglesi e tedeschi, ai romanzi gotici e agli scrittori come William Shakespeare, Goethe, William Blake e Edgar Allan Poe.[3] I suoi dipinti, estetizzanti e sensuali soprattutto nelle figure femminili,[2] sono ascrivibili alla corrente europea del simbolismo.
Questo è un tratto della descrizione di questo artista che compare su Wikipedia.
Una delle opere più belle dell'artista inglese è l'olio su tela denominato "Persefone", soggetto tanto caro da averlo realizzato ben 8 volte.
è un dipinto a olio su tela (125,1×61 cm) di Dante Gabriel Rossetti, realizzato nel 1874 e conservato nella Tate Britain di Londra.
Anche questa citazione è tratta da Wikipedia.
Dopo la morte dell'amata moglie Elizabeth Siddal Rossetti si orientò definitivamente verso la ritrattistica femminile. In questo dipinto, realizzato nel Capodanno del 1874 (come ricordato dal cartiglio in basso), sceglie di ritrarre Jane Burden, moglie di William Morris e sua amante, nelle vesti di Persefone, regina dell'oltretomba insieme al consorte Ade. La figura di Persefone ritorna ossessivamente nella produzione pittorica di Rossetti (fra il 1872 e il 1882 fu visitata ben otto volte) e intende probabilmente alludere alla tragicità del suo matrimonio.[1]
Come sottolineato dal Rossetti in una lettera, Persefone è ritratta come una vera imperatrice dell'Ade, mentre posa «in un oscuro corridoio della reggia». La dea, ripresa a mezzo busto, è ammantata in una veste blu e presenta un'espressione pensosa, quasi mesta: il suo sguardo è molto penetrante e trasmette un'emozione intensissima, come se vedesse un qualcosa che va oltre l'osservatore. Il corpo è volto di lato, il viso è rappresentato a tre quarti, la pelle è diafana e i lineamenti sono affilati e precisi, quasi aristocratici. La fulgente chioma di capelli bruni sembra quasi imprigionare l'esile volto della dea, in cui risalta la bocca, che con il suo rosso riprende il colore del melograno, così come l'acquamarina degli occhi è un vero e proprio pendant cromatico dell'azzurro della veste.[1]
Tra le mani Persefone regge un melograno appena sbocconcellato: si tratta di un simbolo di amore e fedeltà coniugale, ma anche di prigionia, siccome - come narra il mito - fu proprio questo frutto a negarle la possibilità di tornare stabilmente nel mondo dei vivi. Un risalto murario a sinistra della fanciulla sostiene un incensiere spento, «attributo di divinità», che richiama la dimensione spirituale di Persefone (associata dagli antichi all'immortalità dell'anima),[2] mentre sul muro posteriore si inerpica un ramo di edera, «simbolo della memoria che avvince». La scena è immersa in un buio profondo, rischiarata esclusivamente da un quadrato luminoso alle spalle della dea che, come spiega l'artista, simboleggia la luce del mondo superiore, la quale filtra «da un'apertura improvvisamente dischiusa».[1]
L'amore che Rossetti prova per la civiltà italiana è ribadito anche in questo quadro. In alto a destra, infatti, è riportato un componimento poetico scritto dallo stesso artista, riposto all'interno di un cartiglio e dedicato a Proserpina e alla sua infelice condizione esistenziale:
«Lungi è la luce che in sù questo muro / Rifrange appena, un breve istante scorta / Del rio palazzo alla soprana porta. / Lungi quei fiori d’Enna, O lido oscuro, / Dal frutto tuo fatal che ormai m’è duro. / Lungi quel cielo dal tartareo manto / Che qui mi cuopre: e lungi ahi lungi ahi quanto / Le notti che saran dai dì che furo. / Lungi da me mi sento; e ognor sognando / Cerco e ricerco, e resto ascoltatrice; / E qualche cuore a qualche anima dice, / (Di cui mi giunge il suon da quando in quando, / Continuamente insieme sospirando,) – / “Oimè per te, Proserpina infelice!»
Una delle 8 versioni è andata in asta a N.Y. da Christies il 28 ottobre 2019, stabilendo un'aggiudicazione di 3.495.000 dollari.
lot 208
Dante Gabriel Rossetti (British, 1828-1882)
Proserpine
https://www.christies.com/lotfinder/drawings-watercolors/dante-gabriel-rossetti-proserpine-6229347-details.aspx?from=salesummery&intobjectid=6229347&sid=edaf8727-dce3-4891-9857-5c68abbb0946
Artista complesso e dai molteplici interessi, propugnava un'arte che recuperasse l'autenticità e la spiritualità del passato.[2] La sua stessa vita incarnò in molti aspetti i principi romantici.[2] Si interessò sin dalla giovinezza a Dante ed ai poeti del dolce stil novo, passione ereditata dai genitori, ma anche ai romantici inglesi e tedeschi, ai romanzi gotici e agli scrittori come William Shakespeare, Goethe, William Blake e Edgar Allan Poe.[3] I suoi dipinti, estetizzanti e sensuali soprattutto nelle figure femminili,[2] sono ascrivibili alla corrente europea del simbolismo.
Questo è un tratto della descrizione di questo artista che compare su Wikipedia.
Una delle opere più belle dell'artista inglese è l'olio su tela denominato "Persefone", soggetto tanto caro da averlo realizzato ben 8 volte.
è un dipinto a olio su tela (125,1×61 cm) di Dante Gabriel Rossetti, realizzato nel 1874 e conservato nella Tate Britain di Londra.
Anche questa citazione è tratta da Wikipedia.
Dopo la morte dell'amata moglie Elizabeth Siddal Rossetti si orientò definitivamente verso la ritrattistica femminile. In questo dipinto, realizzato nel Capodanno del 1874 (come ricordato dal cartiglio in basso), sceglie di ritrarre Jane Burden, moglie di William Morris e sua amante, nelle vesti di Persefone, regina dell'oltretomba insieme al consorte Ade. La figura di Persefone ritorna ossessivamente nella produzione pittorica di Rossetti (fra il 1872 e il 1882 fu visitata ben otto volte) e intende probabilmente alludere alla tragicità del suo matrimonio.[1]
Come sottolineato dal Rossetti in una lettera, Persefone è ritratta come una vera imperatrice dell'Ade, mentre posa «in un oscuro corridoio della reggia». La dea, ripresa a mezzo busto, è ammantata in una veste blu e presenta un'espressione pensosa, quasi mesta: il suo sguardo è molto penetrante e trasmette un'emozione intensissima, come se vedesse un qualcosa che va oltre l'osservatore. Il corpo è volto di lato, il viso è rappresentato a tre quarti, la pelle è diafana e i lineamenti sono affilati e precisi, quasi aristocratici. La fulgente chioma di capelli bruni sembra quasi imprigionare l'esile volto della dea, in cui risalta la bocca, che con il suo rosso riprende il colore del melograno, così come l'acquamarina degli occhi è un vero e proprio pendant cromatico dell'azzurro della veste.[1]
Tra le mani Persefone regge un melograno appena sbocconcellato: si tratta di un simbolo di amore e fedeltà coniugale, ma anche di prigionia, siccome - come narra il mito - fu proprio questo frutto a negarle la possibilità di tornare stabilmente nel mondo dei vivi. Un risalto murario a sinistra della fanciulla sostiene un incensiere spento, «attributo di divinità», che richiama la dimensione spirituale di Persefone (associata dagli antichi all'immortalità dell'anima),[2] mentre sul muro posteriore si inerpica un ramo di edera, «simbolo della memoria che avvince». La scena è immersa in un buio profondo, rischiarata esclusivamente da un quadrato luminoso alle spalle della dea che, come spiega l'artista, simboleggia la luce del mondo superiore, la quale filtra «da un'apertura improvvisamente dischiusa».[1]
L'amore che Rossetti prova per la civiltà italiana è ribadito anche in questo quadro. In alto a destra, infatti, è riportato un componimento poetico scritto dallo stesso artista, riposto all'interno di un cartiglio e dedicato a Proserpina e alla sua infelice condizione esistenziale:
«Lungi è la luce che in sù questo muro / Rifrange appena, un breve istante scorta / Del rio palazzo alla soprana porta. / Lungi quei fiori d’Enna, O lido oscuro, / Dal frutto tuo fatal che ormai m’è duro. / Lungi quel cielo dal tartareo manto / Che qui mi cuopre: e lungi ahi lungi ahi quanto / Le notti che saran dai dì che furo. / Lungi da me mi sento; e ognor sognando / Cerco e ricerco, e resto ascoltatrice; / E qualche cuore a qualche anima dice, / (Di cui mi giunge il suon da quando in quando, / Continuamente insieme sospirando,) – / “Oimè per te, Proserpina infelice!»
Una delle 8 versioni è andata in asta a N.Y. da Christies il 28 ottobre 2019, stabilendo un'aggiudicazione di 3.495.000 dollari.
lot 208
Dante Gabriel Rossetti (British, 1828-1882)
Proserpine
https://www.christies.com/lotfinder/drawings-watercolors/dante-gabriel-rossetti-proserpine-6229347-details.aspx?from=salesummery&intobjectid=6229347&sid=edaf8727-dce3-4891-9857-5c68abbb0946
Re: Dante Gabriel Rossetti; Persefone, record da Christies 28/10/19. La storia di questo dipinto.
Bellissimo! Ho sempre amato i Preraffaelliti.
ciccina783- Messaggi : 538
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