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Salvador Dali; la legge italiana che costringe a tenere nascosto un suo quadro negando l'attestato di libera circolazione

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Salvador Dali; la legge italiana che costringe a tenere nascosto un suo quadro negando l'attestato di libera circolazione Empty Salvador Dali; la legge italiana che costringe a tenere nascosto un suo quadro negando l'attestato di libera circolazione

Messaggio Da Notaio Mar 28 Dic 2021, 15:09

Eccovi l'ennesimo caso tipico della burocrazia italiana senza senso.

Leggetevi l'articolo e capirete cosa significa avere un quadro di un artista e non poterlo vendere per il noto vincolo di prelazione dello stato.

Buona lettura




Intorno al 1970 mio padre aveva acquistato da un suo conoscente, storico dell'arte e direttore di un periodico specializzato, un piccolo quadro di Salvador Dalí che ritraeva la sorella dell'artista. Si trattava di un'opera giovanile minore del 1925 apparentemente non particolarmente pregevole, che non conteneva nulla della produzione più caratteristica dell'artista, noto come il grande maestro del Surrealismo.

Di quel dipinto sembrava poi esistere una copia, un falso. Perciò – credo fosse il 1972 o il 1973 perché ero ancora all'università – sono andato a trovare Dalí, a Parigi, all'Hotel Meurice, per fargli confermare che il dipinto di proprietà della mia famiglia era l'originale. Dalí, pur confermandone l'autenticità, non sembrò attribuire allora grande importanza a quell'opera, tanto che accolse con favore la proposta di modificarla un po' per darle un aspetto più vicino alla sua produzione più recente e apprezzata in quei anni. : per esempio cosa pensavo di un orologio morbido?

Noi e la pittura
Avida Dollars – come André Breton lo aveva soprannominato anagrammato il suo nome – era un po' troppo esigente nella sua richiesta di risarcimento, così mio padre rinunciò a quel progetto e tenne il dipinto così com'era, soddisfatto di avere l'originale.

Quel piccolo ritratto è stato conservato in casa dei miei genitori per quarant'anni, ma anche prestato – come avrebbe dovuto – per mostre ogni volta che se ne presenta l'occasione o se ne fanno richiesta da musei e istituzioni. Oggi, infatti, è presente nel catalogo generale dell'artista.

Alla fine del 2012, quando mia madre ha cambiato casa dopo la morte di mio padre, ho sentito che era giunto il momento di separarsi. Le cose cambiano, ci sono priorità che emergono nella vita dei singoli e delle famiglie. Accettiamo quindi l'invito di Christie di includere il dipinto nell'asta "The Art of Surreal" nel febbraio 2013.

il vincolo
L'ufficio export di Milano al quale viene presentata la richiesta dell'attestato di libera circolazione invia, tra gennaio e marzo 2013, nel catalogo già stampato e distribuito, una comunicazione di smentita seguita dalla procedura di espropriazione del dipinto. Giuro che non mi sarebbe dispiaciuto che il dipinto finisse in un museo invece di perderlo per sempre. Poco dopo, però, ci viene comunicata l'impossibilità di procedere per mancanza di fondi.

Contestualmente viene avviata la procedura per la dichiarazione di interesse culturale, ovvero il vincolo che ci metterà nella condizione di non poter più vendere il dipinto se non forse ad un soggetto privato italiano e una frazione del suo valore che pone l'opera in una sorta di reclusione. .

La fondazione Dalí
(Foto AP/Robert Kradin)
I motivi del divieto sono sorprendenti: l'alta qualità del dipinto, la scarsa presenza di opere di Salvador Dalí nelle collezioni italiane, ma anche l'analogia con l'arte italiana dei primi anni '20.

Avvia quindi un ricorso con l'assistenza dell'avvocato Giuseppe Calabi e, per approfondire e completare le nostre ragioni con riferimenti storico/critici, contatto la Fondazione Dalí che si dichiara disponibile ad acquisire l'opera per la propria collezione, ovviamente, a condizione che il rifiuto di esportazione sia revocato.

Da amante dell'arte, non posso immaginare sorte migliore per un'opera minore, appartenente al periodo giovanile di un artista, che quella di essere esposta al pubblico nel luogo e nell'istituzione che l'artista stesso ha contribuito a fondare.

E sono felice di pensare che i miei figli ei figli dei miei figli potranno vedere per sempre il quadro che apparteneva al loro nonno e bisnonno. Pace se l'asta londinese avrebbe potuto ottenere un risultato più appetibile dal punto di vista economico.

Conferma
Ma l'ufficio export di Milano conferma il rifiuto in quanto la proposta della Fondazione Dalí è contenuta in una lettera di intenti: non costituisce una garanzia.

La Fondazione Dalí e io firmiamo quindi un contratto di vendita vincolante, la condizione ovviamente è sempre che il rifiuto venga revocato.

Rimango fiducioso: al di là di tutte le considerazioni sull'illogicità del divieto iniziale, non mi sembra possibile che si possa negare la libera circolazione se l'opera è conservata in un museo e se, invece di essere conservata in Italia, è esposto nel soggiorno di mia madre. , sarà offerto all'uso pubblico.



Inoltre, la Fondazione Dalí ha prodotto moltissime mostre Dalí in Italia e continuerà a farlo. Invece no, la Direzione generale vi invita a proseguire la procedura di dichiarazione di interessi. Il particolare interesse artistico è confermato nel dicembre 2014.

Un dipinto prigioniero
Con tutta la frustrazione e il senso di ingiustizia causati dall'irragionevolezza di queste decisioni, ho avviato, sempre con l'assistenza di Giuseppe Calabi, un ricorso al TAR. Dopo tre anni (più di cinque dall'inizio della vicenda) l'udienza si è finalmente tenuta: il quadro resta bloccato.

L'opera di Dalí è definitivamente prigioniera in Italia, praticamente inaccessibile, invisibile e invendibile, ma secondo alcuni il nostro patrimonio culturale è stato tutelato. Io e la mia famiglia abbiamo subito gravi e ingiustificati danni economici e morali. Tutti perdenti.



Il dipinto, che avrebbe avuto vita più interessante altrove, è appeso nel soggiorno di un'anziana signora che avrebbe preferito sostituirlo con altre opere, magari favorendo qualche artista vivente, e nessuno del ministero si è mai preso la briga di chiedere per notizie, per sapere dove si trova, né per verificarne lo stato di conservazione.

L'altro lato della protezione
Di questa vicenda si è parlato sul Guardian, sul New York Times, sul Vanguardia, ma mai che un quotidiano nazionale abbia mostrato interesse, pur essendone informato.

Se tutto questo fosse avvenuto in Francia, ad esempio, se lo Stato non avesse trovato i fondi (pubblici o privati) per acquisire l'opera nei termini stabiliti, l'esito sarebbe stato fuori discussione. Purtroppo in questo Paese c'è una grande confusione tra il patrimonio culturale, che va meglio tutelato, e la fruizione della cultura e dell'arte, che va sostenuta, incoraggiata e che deve essere libera di circolare e trovare anche le sue fonti di sostenibilità . opere alienanti.

Invece, per discrezione di alcuni funzionari, può accadere che, come è avvenuto in questo caso, non si facciano distinzioni tra collezionisti seri, custodi per decenni di opere che altrimenti rimarrebbero abbandonate, e chi trafuga opere da chiese e tombe.



Senza considerare quanto la restrizione delle nostre leggi danneggi gli artisti italiani, per molti dei quali questa presunta tutela significa soprattutto scarsa visibilità e scarsa competitività sulla scena internazionale.

Assab uno
Aggiungo che dal 2002 dedico all'arte l'edificio che ospitava la tipografia di mio padre. Qui gestisco con le mie uniche risorse, una Onlus, quella di Assab, che in quasi vent'anni ha permesso a tanti artisti e curatori, italiani e non, di realizzare progetti e rendere visibili opere che non avrebbero avuto lo stesso spazio altrove. e la stessa libertà di azione.

E ha permesso al pubblico, italiano e non, di visitare gratuitamente mostre internazionali e di accedere ai vari linguaggi dell'arte in un contesto non commerciale. Va da sé che la continuità e la sostenibilità di tali progetti non concordano affatto con la discrezionalità dei funzionari nell'applicazione delle regole o con una visione restrittiva come quella che ha accompagnato l'intero iter di questa vicenda.


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Salvador Dali; la legge italiana che costringe a tenere nascosto un suo quadro negando l'attestato di libera circolazione Empty Re: Salvador Dali; la legge italiana che costringe a tenere nascosto un suo quadro negando l'attestato di libera circolazione

Messaggio Da gerardo Mer 29 Dic 2021, 07:55

Credo che l'opera in questione abbia contratto il Sars 19;deve scontare la quarantena,che,come noto,nel caso d 'opere d'arte non trattasi di giorni,bensì di anni.
Aveva ragione Boni quando proponeva di  acquistare Teofilo Scrofalo !!!!!!Forse quello sarebbe stato rivendibile.
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Salvador Dali; la legge italiana che costringe a tenere nascosto un suo quadro negando l'attestato di libera circolazione Empty Re: Salvador Dali; la legge italiana che costringe a tenere nascosto un suo quadro negando l'attestato di libera circolazione

Messaggio Da Notaio Mer 29 Dic 2021, 15:02

gerardo ha scritto:Credo che l'opera in questione abbia contratto il Sars 19;deve scontare la quarantena,che,come noto,nel caso d 'opere d'arte non trattasi di giorni,bensì di anni.
Aveva ragione Boni quando proponeva di  acquistare Teofilo Scrofalo !!!!!!Forse quello sarebbe stato rivendibile.

Lui sicuramente si.

Per chi non ricorda come funzioni in Italia la libera circolazione dei quadri, che devono essere esportati, ricordo che la soglia temporale è di 70 anni dall’anno di esecuzione dell’opera dell’autore defunto.

Per avere tutte le informazioni al riguardo leggete il post specifico sull'argomento, dedicato però solo ai condomini iscritti al forum.

https://labellezzanellarte.forumattivo.it/t746-libera-circolazione-delle-opere-novita?highlight=Libera+circolazione
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Salvador Dali; la legge italiana che costringe a tenere nascosto un suo quadro negando l'attestato di libera circolazione Empty Re: Salvador Dali; la legge italiana che costringe a tenere nascosto un suo quadro negando l'attestato di libera circolazione

Messaggio Da axis Ven 31 Dic 2021, 19:50

Che schifo.
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