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Sebastiano Florigerio

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Messaggio Da axis Mar 18 Nov 2014, 22:45

Vi presento questo artista vissuto nel '500.

Sebastiano Florigerio Sebast10

Trattasi di Sebastiano Florigerio.
Dubito che molti di voi lo conoscano.
Avviato a fama, ebbe la carriera interrotta perché uccise un uomo per futili motivi.
Vi posto un articolo al riguardo che ho scovato in rete, buona lettura.


"Una vita a tinte accese dal pennello al coltello"

Udine 1529. Il pittore Sebastiano Florigerio uccide un uomo in borgo Grazzano. Allievo del pittore Pellegrino da San Daniele, operò in Friuli ricevendo numerose committenze di carattere acceso e inquieto, fu messo al bando dalla città dopo aver dipinto un capolavoro
Anno bisesto, senza sesto. Scorrendo gli accadimenti del 1529, è il caso di dirlo. Siamo all’alba dell’età moderna, in uno spazio umano apparentemente più vasto grazie alle terre scoperte, alla loro conquista e ai mercati aperti. E tutto all’ombra del grande impero di Carlo V d’Asburgo.
In una Udine miserella viene commesso un delittaccio a “monavia”; passateci la volgarità della definizione, ma rende l’idea. Un pittore di chiara fama, Sebastiano Florigerio, uccide un uomo sulla pubblica strada e, per giunta, davanti alla chiesa di San Giorgio in borgo Grazzano.
Per questo non viene linciato, ma poco ci manca, e viene messo al bando perpetuo dalla città dei Patriarchi. Ma andiamo per gradi. Chi è quest’artista “passionale”? Figlio di un maestro e nato a Conegliano intorno al 1500, il Sebastiano dimostra subito spiccata propensione alla pittura. E visto che dalle sue parti ci sono ben pochi artisti dai quali andare a bottega, all’età di vent’anni decide di lasciare il paesello natio per recarsi in Friuli e bussare alla porta dell’illustre Pellegrino da San Daniele. Il pittore friulano accoglie il Sebastiano come un figlio e in una manciata di anni insegna al giovanotto tutti i segreti del mestiere. Ma se in qualcosa il Florigerio non fa difetto, è intraprendenza e ambizione e così, sempre in una manciata di anni, non solo supera il maestro inanellando una committenza dietro l’altra, ma seduce e impalma la sua vergine figliola.
Alla faccia del Pellegrino, dunque, dipinge pale a non finire: quella dell’Immacolata concezione per l’omonima confraternita veneziana, quella per la chiesa di Santa Maria di Villanova e, a dirla tutta, forse anche il politicco de’ Battuti per la chiesa di Santa Maria a Cividale, opera inizialmente assegnata al suocero ma che, non dimostrandosi più all’altezza, sembra aver concesso al genio scaltro e turbolento del genero di guidare la sua mano. Fin dalla sinopia.
Insomma, in questo triveneto del XVI secolo, il Florigerio scalza il Pellegrino e riceve pure la “galeotta” committenza per la pala dell’altare della chiesa di San Giorgio a Udine.
E qui viene il bello.
Siamo nel 1529 e lo scenario in città è questo: il castello è in costruzione dal 1517, a seguito del disastroso terremoto del 1511. A rimetterlo in piedi, completamente trasformato ma monco per mancanza di fondi, è un proto “foresto”, il romano Giovanni Fontana. La città, inoltre, è reduce da una delle più micidiali epidemie di peste, che nel 1513 fece ben 6 mila morti. Praticamente tutta Udine. Per non parlare della catastrofica carestia del 1528.
Se poi vogliamo alzare lo sguardo, vediamo Vienna assediata dal grandissimo e pericolosissimo Solimano il Magnifico.
Che dire? Ce n’è d’ispirazione per l’anima mai paga dell’artista! E infatti, la pala di San Giorgio, a suon di sbronze, gozzoviglie e scossoni che fan tremar l’impalcatura (quelli del sisma del 14 aprile), salta fuori un capolavoro. E ce lo immaginiamo quell’ostrega di Florigerio quanto gusto ci ha messo nel trafiggere il drago e disegnare accanto al San Giorgio la vergine principessa, ansiosa di ricambiar la grazia ricevendo ben altra spada. Ma poi, vicino al profano, all’improvviso: la purezza; una grazia inimmaginabile nelle pennellate da dove prende vita lo stuolo di angioletti svolazzanti attorno alla santa Maternità. E che dire dei colori? In questa pala sono presenti come mai prima; non più cupezze, non più ombre come se tutto fosse ritratto alla luce di un lume, solo chiari scuri accesi e taglienti. È dunque così, il nostro artista: imprevedibile e scostante. E non sappiamo se sia davvero anima in pena o semplice balordo. Né se abbia spinto fino al vizio la sua vocazione alla tristezza.
Ma visto che «il segreto di ogni abilità sta in un difetto più o meno clandestino», di sicuro al Sebastiano piace vivere ai margini della vita, dove il genio si nutre come il grano con il letame.
E arriviamo, finalmente, al fattaccio, proprio il giorno dell’inaugurazione della sua splendida pala.
E così ci piace ricostruirlo: saltiamo la messa, saltiamo i convenevoli e puntiamo al clou della festa: il banchetto.
Per l’occasione la chiesa non si è risparmiata comprando vitelli “fuori di beccaria” e innaffiando la tavola di ottimo vin garbo. E tra brocche di terracotta, coppe e piatti di legno o stagno per le alte cariche, il piccolo clero cittadino si presenta in gran pompa dando sfoggio di anelli, cotte di seta e tessuti con fili in melagrana, a disegnar fiori e foglie di vite che ricordano raffinate grottesche. E le donne in “gonnella”, a servir con camice a scollo quadrato e lenze alla fronte. Insomma una gran festa per il borgo. E lì, tra maniche a sbuffo a tener alti i calici, il nostro Sebastiano se ne sta seduto a ingollar vino a più non posso. Non sappiamo come è accaduto, non sappiamo cosa gli sia stato detto, ma a un certo punto l’offesa gli è arrivata dritta alle orecchie come una frustata. Sarà per invidia, sarà per cattiveria, ma qualcuno ha avuto l’ardire di ridere di lui, o del suo capolavoro. Magari chissà, si è trattato di una critica che ha visto nelle pennellate dell’artista l’eco del grande Pordenone. Fatto sta che quando l’ego del genio viene offeso e la sua arte ridicolizzata o, peggio, marchiata di infamante mediocrità, allora son cavoli amari. Specie se lo spirito in corpo supera lo spirito del corpo. Nel giro d’un attimo, dunque, è duello. Ma vedendo i duellanti, certo non è lo scontro magistrale della scherma cavalleresca alla Fiore dei Liberi! E di certo non si fa uso di spade e ferraglie, ma di cocciate in testa sì. E poi sgabellate e piattate di stagno a diluvio. E poi ancora, nel baleno della furiosa rissa, al nostro Florigerio capita d’afferrare un coltello e sgozzare l’avversario come un animale, bagnando il sagrato del colore cinabro dell’odio.
Ed eccolo lì, il morto ammazzato davanti alla magistrale Pala d’altare. Cala il silenzio, e perfino gli angioletti sembrano interrompere il battito d’ali, basiti, increduli che la mano che li ha concepiti sia la stessa che ha menato quel terribile coltellaccio.
Ecco dunque la storia di un delitto commesso, come detto, a monavia.
Come andò a finire?
Veloce, qualcuno aiutò il Florigerio a darsi alla macchia fuori dalle mura, prima che a qualcuno venisse in mente di rincarare la dose della tragedia, vendicandosi.
Pare che il Sebastiano a lungo si nascose in un convento di Treviso dove, ironia della sorte, dipinse uno straordinario Cristo morto: «Il punto di approdo delle esperienze maturate in Friuli» disse al tempo la critica entusiasta.
Non v’è dubbio alcuno, vien da dire sorridendo; perché molto probabilmente, quasi volendo espiare la sua colpa, il quel “Cristo morto” il Sebastiano ci mise il volto di un altro morto che mai poté dimenticare, e che ci piace ricordare come: il povero Cristo.

Ecco il link http://www.ilquotidianofvg.it/fatti-e-misfatti-dei-secoli-passati-5/#more-35481
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Messaggio Da Notaio Mar 18 Nov 2014, 23:53

Bell'articolo, molto interessante tra l'altro evidenziare come la vita allora fosse veramente dura e quanto fosse difficile il mestiere del pittore, non come oggi che si diventa artisti solo per il fatto di fare una performance o assemblare spazzatura.

Allora il mestiere di pittore era veramente duro e questa triste vicenda chiarisce fin troppo come era facile rovinarsi la vita per un colpo di testa, pur essendo un gran talento pittorico apprezzato dalla committenza del periodo.

L'opera in questione la inserisco con dimensione maggiore per poterne godere meglio i particolari

Cristo-nel-Sepolcro-con-Angeli
Sebastiano Florigerio M_14-s10

Per vedere l'opera con la cornice originale ad alta definizione cliccate qui
http://artesenzaconfini.myblog.it/wp-content/uploads/sites/100855/2014/03/15.Sebastiano-Florigerio_Cristo-nel-Sepolcro-con-Angeli_Treviso_Monte-di-Piet%C3%A0-Cappella-dei-Rettori-bd.jpg


si può anche comprare una copia dell'opera spendendo meno di 60 euro, cliccate qui, sarebbe una bella idea regalo
http://www.allposters.it/-sp/Christ-in-the-Tomb-Posters_i10307624_.htm
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