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I dimenticati dell’arte. Ugo Celada da Virgilio. (Cerese, 25 maggio 1895 – Varese, 26 gennaio 1995)

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Messaggio Da Notaio Dom 23 Gen 2022, 23:50

Oggi durante una trasmissione su Orler tv, è stato presentato uno speciale con quasi 20 quadri di un artista dimenticato dalla storia dell'arte,  Ugo Celada da Virgilio.
Certo dopo Caravaggio, dimenticato per oltre 300 anni, non ci dobbiamo sorprendere di niente.
La televendita è andata anche bene con parecchie conferme, ma non è per questo motivo che apro un argomento su questo artista.
Quello che mi interessa di questo bravo pittore è la qualità e la bellezza delle sue creazioni.
Vi pubblico qualche quadro.

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Vi posto prima la biografia riportata su wikipedia.

Nasce a Cerese, nel Mantovano. Segnalatosi sin dalla giovanissima età per il suo talento nel disegno, frequenta la Scuola locale di Arti e Mestieri e, grazie a una borsa di studio, riesce a iscriversi all'Accademia di Belle Arti di Brera, dove fu allievo del pittore Cesare Tallone.

Esponendo nel 1920 alla Biennale di Venezia, assume il nome d'arte di Ugo Celada da Virgilio. Tornerà per altre tre volte, nel 1924 , nel 1926 e nel 1936 alla rassegna veneziana. Tra l'altro nel 1926 sarà celebrato dal famoso pittore e critico francese Émile Bernard, l'allora Presidente della Giuria scopritore di Cezanne e Van Gogh, come il maggiore autore italiano.

Avvicinatosi al Novecento, se ne allontanò dopo breve tempo, spostando la sua attività e il suo interesse su ricerche che lo collocano a metà strada tra il Realismo Magico e la Nuova Oggettività, divenendo uno tra i maggiori esponenti della pittura figurativa e del precisionismo, caratterizzandosi per uno stile del tutto anomalo e personale, che lo avvicina per alcuni versi all'opera di Cagnaccio di San Pietro e Antonio Donghi e al coevo Sciltian. Emarginato dal fascismo, dopo una polemica con l'arte novecentista, vivrà di fatto isolato, dipingendo ritratti della nobiltà e della borghesia milanese sino alla morte.

Flavio Caroli, nel 1985 curò l'introduzione sul catalogo della mostra permanente a Virgilio, all'inaugurazione della stessa, con un saggio critico dove fra l'altro si legge: (...) Io non negherò che Celada cada talora in un verismo troppo meccanico e stereotipato. Ma quando penso alla misteriosa complessità del suo lunghissimo percorso; quando penso ai segreti baratti con la cultura degli anni Venti o Trenta, in un tempo in cui la pittura italiana fu importante per tutta l'Europa; quando penso che Celada supera in qualità tutti i suoi potenziali, valorizzatissimi emuli tedeschi e francesi; quando penso ai tesori di sapienza artistico-artigianale addentrata nei suoi fagiani o nei suoi peltri; quando penso agli squisiti rintocchi delle sue tende scarlatte sui guanciali bianchi come la neve; quando penso alla pulsazione dei triangoli pubici, e al desiderio che sanno ancora comunicarci; quando penso tutto questo, capisco che Celada come De Chirico diceva di Morandi - "esegue la pittura dei buoni artigiani d'Europa". Quando penso tutto questo, concludo che il nostro artista merita di essere studiato e apprezzato come si fa di tanti grandi e piccoli maestri del passato. Perché di loro è spesso più profondo; più segnato dai crismi della vocazione; più smagliante (....) Flavio Caroli, 1985......(vedi il testo completo anche sul catalogo "Ugo Celada da Virgilio" a cura di Jandi Sapi editori (1997)

Sue opere si trovano presso la Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma. Il comune di Borgo Virgilio gli ha dedicato una sezione nel Museo Virgiliano.

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E vi posto anche un articolo a lui dedicato su Artibune, dove potrete vedere anche alcune delle sue opere, dei dipinti stupendi.
https://www.artribune.com/professioni-e-professionisti/who-is-who/2022/01/ugo-celada-da-virgilio-pittore/

VICINO ALLE ATMOSFERE DI CAGNACCIO DI SAN PIETRO E ANTONIO DONGHI E ACCLAMATO DURANTE DIVERSE EDIZIONI DELLA BIENNALE DI VENEZIA, UGO CELADA DA VIRGILIO FU CONDANNATO ALL’OBLIO PER LE SUE PRESE DI POSIZIONE CONTRO IL REGIME. DA QUALCHE ANNO LA SUA PITTURA È STATA RISCOPERTA

I rapporti con il regime fascista non sono mai stati facili per gli artisti del Ventennio, che hanno subito a volte operazioni censorie più o meno gravi. È il caso di Ugo Celada (1895-1995), nato a Cerese di Virgilio, un piccolo comune vicino a Mantova: fin da bambino disegna talmente bene da convincere il padre a iscriverlo, a soli dodici anni, alla Regia Scuola d’Arte Applicata di Mantova, dalla quale passerà, grazie a una borsa di studio, all’Accademia di Brera, dove apprezza in particolare le lezioni del pittore Cesare Tallone, autore di ritratti dipinti a fil di pennello, di notevole espressività.



LA STORIA DI UGO CELADA DA VIRGILIO
Nel 1914 parte come volontario per il fronte, dove viene impiegato come disegnatore di mappe militari per la precisione del suo tratto. Tornato dalla guerra decide di trasferirsi a Parigi, e lungo il tragitto si ferma per qualche tempo a Genova ospite della famiglia Della Ca’, che acquista alcune sue opere. Il suo esordio ufficiale nel mondo dell’arte, con il nome di Ugo Celada da Virgilio, avviene alla Biennale di Venezia del 1920: qui le sue tele, caratterizzate da un realismo ossessivo e quasi fotografico, vicino al linguaggio di Cagnaccio di San Pietro e Antonio Donghi, ottengono un buon successo di critica e di pubblico, tanto che Celada viene invitato alle edizioni del 1924 e del 1926, dove, grazie soprattutto all’opera Distrazione, viene elogiato, unico italiano presente in mostra, dal presidente della giuria, il critico francese Émile Bernard, biografo di Cézanne, suscitando grandi invidie da parte dei suoi colleghi. Sulle ali del successo, gli inviti alle mostre si infittiscono.

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UGO CELADA DA VIRGILIO: DAL SUCCESSO ALL’OBLIO
Lascia Parigi e si trasferisce a Milano, e presenta le sue tele prima alla Quadriennale di Torino e poi alla Permanente di Milano, mentre nel 1930 espone alla Galleria Samadei in una collettiva insieme ad altri pittori del movimento Novecento, sostenuto da Margherita Sarfatti. Ma il dissenso con il gruppo e soprattutto la firma al manifesto antinovecentista, che denunciava il monopolio della cultura di regime, pubblicato sul giornale Il Regime Fascista, risultano fatali per la sua carriera, iniziata in maniera fulminea e brillante. Celada viene isolato e mai più invitato a mostre pubbliche, e vive grazie alle commissioni di ritratti da parte di noti esponenti della borghesia milanese, che ne apprezza lo stile, vicino a quello di Gregorio Sciltian. Nel 1943, durante il bombardamento di piazza Cinque Giornate, il suo studio viene distrutto con tutte le opere che conteneva. Isolato e schivo, alla fine degli Anni Cinquanta si trasferisce a Varese, dove muore centenario e dimenticato. La sua pittura viene riscoperta nel 1985 grazie all’apertura della collezione permanente del Museo Virgiliano, che custodisce una donazione di 56 opere del pittore. In quell’occasione Flavio Caroli scrive che Celada “supera in qualità tutti i suoi potenziali, valorizzatissimi emuli tedeschi e francesi (…) e merita di essere studiato e apprezzato come si fa di tanti grandi e piccoli maestri del passato”. Il museo è stato riaperto al pubblico nel 2019, con un allestimento curato da Stefano Mangoni.

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