Banksy. Il writer più famoso al mondo costretto a rivelare la sua identità per rivendicare il copyright delle sue opere
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Banksy. Il writer più famoso al mondo costretto a rivelare la sua identità per rivendicare il copyright delle sue opere
Articolo pubblicato in rete sulla nuova rivista AW artmag.
Riguarda i rischi che devono correre gli street artist per rivendica il copyright delle loro opere.
sito della mostra al momento sospesa: https://www.chiostrodelbramante.it/post_mostra/banksy/
I problemi legali di Banksy: artista anonimo? Niente diritti
Il writer più famoso al mondo costretto a rivelare la sua identità per rivendicare il copyright delle sue opere.
Il Chiostro del Bramante di Roma ospita, fino all’11 aprile, “Banksy - A visual Protest:” l’ultima mostra, ovviamente non autorizzata, del più famoso street artist al mondo – oltre che l’artista contemporaneo con il profilo social più seguito di sempre. L’architettura bramantesca dei primi del ‘500 dialoga per contrasto con le oltre cento opere del writer inglese che, nel 2019, a buon diritto, è stato inserito da ArtReview al quattordicesimo posto nella classifica delle cento personalità più influenti nel mondo dell’arte. L’esposizione offre l’occasione di affrontare argomenti piuttosto spinosi che, recentemente, sono stati discussi da avvocati, giudici e ministeri che si occupano di cause legate ai diritti SIAE. A metà settembre, l’Ufficio dell’Unione Europea per la Proprietà Intellettuale (EUIPO), con sede in Spagna, ha definitivamente sottratto a Banksy il marchio di Flower Launcher, il celebre lanciatore di molotov che al posto della bottiglia incendiaria sta per lanciare un mazzo di fiori – opera comparsa su un muro di Gerusalemme nel 2005.
L'occasione della mostra romana al Chiostro del Bramante per riflettere sull'opera di Banksy
Tutto ha inizio nel 2014, anno in cui lo street artist deposita il marchio del suo graffito all’Unione Europea. Nel 2018, la Full Color Black, azienda produttrice di biglietti di auguri, utilizza l’immagine banksiana per una cartolina e in men che non si dica viene denunciata dall’uomo senza volto per violazione di copyright. Tuttavia, per usufruire di questo diritto è necessario rivendicare le proprie produzioni artistiche e per farlo non è sufficiente un post su Instagram – fino a oggi, unico strumento di autenticazione utilizzato dall’artista: archivio condiviso, memoria collettiva e opera work in progress al tempo stesso. Il riconoscimento della paternità dell’opera richiederebbe che Banksy uscisse dall’anonimato per effettuare la rivendicazione, ma questa scelta comporterebbe un danno ben più grave di quello che gli causerebbe un utilizzo improprio e incontrollato dell’immagine delle sue opere.
Il writer ha tentato invano di aggirare le normative vigenti registrando alla società Pest Control Office, che cura le sue relazioni, il marchio dell’opera. L’esito è stato rovinoso. Non è la prima volta che Banksy è messo alle strette da quello stesso art system che tenta di smascherare. Già l’anno scorso, in occasione di Freeze, aveva inaugurato il negozio Gross Domestic Product che aveva come unico e vero scopo quello di dimostrare che il marchio Banksy veniva utilizzato per fini commerciali e quindi che non poteva essere rilevato da terzi. Sicuramente, quindi, questo non è stato il primo screzio legale e non sarà nemmeno l’ultimo; tuttavia, è importante che chiunque intraprenda la svolta street conosca i rischi e i pericoli che dovrà affrontare.
Riguarda i rischi che devono correre gli street artist per rivendica il copyright delle loro opere.
sito della mostra al momento sospesa: https://www.chiostrodelbramante.it/post_mostra/banksy/
I problemi legali di Banksy: artista anonimo? Niente diritti
Il writer più famoso al mondo costretto a rivelare la sua identità per rivendicare il copyright delle sue opere.
Il Chiostro del Bramante di Roma ospita, fino all’11 aprile, “Banksy - A visual Protest:” l’ultima mostra, ovviamente non autorizzata, del più famoso street artist al mondo – oltre che l’artista contemporaneo con il profilo social più seguito di sempre. L’architettura bramantesca dei primi del ‘500 dialoga per contrasto con le oltre cento opere del writer inglese che, nel 2019, a buon diritto, è stato inserito da ArtReview al quattordicesimo posto nella classifica delle cento personalità più influenti nel mondo dell’arte. L’esposizione offre l’occasione di affrontare argomenti piuttosto spinosi che, recentemente, sono stati discussi da avvocati, giudici e ministeri che si occupano di cause legate ai diritti SIAE. A metà settembre, l’Ufficio dell’Unione Europea per la Proprietà Intellettuale (EUIPO), con sede in Spagna, ha definitivamente sottratto a Banksy il marchio di Flower Launcher, il celebre lanciatore di molotov che al posto della bottiglia incendiaria sta per lanciare un mazzo di fiori – opera comparsa su un muro di Gerusalemme nel 2005.
L'occasione della mostra romana al Chiostro del Bramante per riflettere sull'opera di Banksy
Tutto ha inizio nel 2014, anno in cui lo street artist deposita il marchio del suo graffito all’Unione Europea. Nel 2018, la Full Color Black, azienda produttrice di biglietti di auguri, utilizza l’immagine banksiana per una cartolina e in men che non si dica viene denunciata dall’uomo senza volto per violazione di copyright. Tuttavia, per usufruire di questo diritto è necessario rivendicare le proprie produzioni artistiche e per farlo non è sufficiente un post su Instagram – fino a oggi, unico strumento di autenticazione utilizzato dall’artista: archivio condiviso, memoria collettiva e opera work in progress al tempo stesso. Il riconoscimento della paternità dell’opera richiederebbe che Banksy uscisse dall’anonimato per effettuare la rivendicazione, ma questa scelta comporterebbe un danno ben più grave di quello che gli causerebbe un utilizzo improprio e incontrollato dell’immagine delle sue opere.
Il writer ha tentato invano di aggirare le normative vigenti registrando alla società Pest Control Office, che cura le sue relazioni, il marchio dell’opera. L’esito è stato rovinoso. Non è la prima volta che Banksy è messo alle strette da quello stesso art system che tenta di smascherare. Già l’anno scorso, in occasione di Freeze, aveva inaugurato il negozio Gross Domestic Product che aveva come unico e vero scopo quello di dimostrare che il marchio Banksy veniva utilizzato per fini commerciali e quindi che non poteva essere rilevato da terzi. Sicuramente, quindi, questo non è stato il primo screzio legale e non sarà nemmeno l’ultimo; tuttavia, è importante che chiunque intraprenda la svolta street conosca i rischi e i pericoli che dovrà affrontare.
Re: Banksy. Il writer più famoso al mondo costretto a rivelare la sua identità per rivendicare il copyright delle sue opere
Che farà alla fine? Svelerà la sua identità?
ciccina783- Messaggi : 538
Data d'iscrizione : 25.07.14
Età : 45
Re: Banksy. Il writer più famoso al mondo costretto a rivelare la sua identità per rivendicare il copyright delle sue opere
Se intende rivendicare diritti e denari sulle sue opere, dovrà venire allo scoperto e dimostrare chi si nasconde dietro questi lavori realizzati di nascosto, al buio, in fretta e furia, con spray e cartoni preparati.
Se vuole batter cassa, prima o poi mostrerà la sua carta d'identità, poco ma sicuro.
Se vuole batter cassa, prima o poi mostrerà la sua carta d'identità, poco ma sicuro.
Re: Banksy. Il writer più famoso al mondo costretto a rivelare la sua identità per rivendicare il copyright delle sue opere
Sono curiosa di vedere quali saranno gli sviluppi.
ciccina783- Messaggi : 538
Data d'iscrizione : 25.07.14
Età : 45
Re: Banksy. Il writer più famoso al mondo costretto a rivelare la sua identità per rivendicare il copyright delle sue opere
Secondo me non lo farà.
A meno che non si trovi un giorno alla canna del gas.
Forse lo farà poco prima di morire di vecchiaia, per diventare immortale con il suo nome.
A meno che non si trovi un giorno alla canna del gas.
Forse lo farà poco prima di morire di vecchiaia, per diventare immortale con il suo nome.
axis- Messaggi : 678
Data d'iscrizione : 27.05.14
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