Santa Maria Maddalena. Opera di Tiziano Vecellio 85,8 x 69,5 cm. Palazzo Pitti a Firenze
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FORUM LA BELLEZZA NELL'ARTE :: DISCUSSIONI SUL MONDO DELL'ARTE :: ARTISTI ITALIANI :: Tiziano Vecellio (Pieve di Cadore 1488/90 – Venezia 1576)
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Santa Maria Maddalena. Opera di Tiziano Vecellio 85,8 x 69,5 cm. Palazzo Pitti a Firenze
Santa Maria Maddalena
Tiziano Vecellio (Pieve di Cadore 1488/90 – Venezia 1576)
Data 1531-1535
Museo Palazzo Pitti
Collezione Galleria Palatina
Collocazione Sala di Apollo
Tecnica Olio su tavola
Dimensioni 85,8 x 69,5 cm
L’opera raffigura il soggetto della Maddalena penitente che fu quello più spesso replicato da Tiziano durante la sua lunga attività artistica, secondo un’iconografia destinata ad aver larga fortuna per l’inconsueto e audace fascino erotico che prorompe dal nudo femminile della santa in atto di rivolgere con devozione gli occhi al cielo. La Maddalena che Tiziano ci presenta è la prostituta pentita, la donna dal passato dissoluto che, recatasi, secondo il racconto evangelico (Luca 7, 36-50), nella casa di Simone il fariseo per chiedere perdono a Gesù, versa lacrime di pentimento sui piedi del Redentore, asciugandoli poi con i lunghi capelli e profumandoli con l’unguento prezioso, racchiuso nel vasetto su cui il pittore appone la propria firma. E’ una figura satura di femminilità, che Tiziano descrive con una pennellata densa e pastosa dalle tonalità calde, evidenziando gli occhi intrisi da lacrime cristalline e il meraviglioso manto di capelli biondo ramati sparsi a coprire la nudità dei seni palpitanti – è nuda perché risoluta a spogliarsi di tutto il suo passato. Per quest’immagine in cui persistono ambiguamente l’idea della peccatrice e della penitente, il pittore potrebbe aver fatto posare qualche cortigiana veneziana, come molte ve ne furono nel Cinquecento che, pentitesi e convertite, poterono prendere a modello di redenzione il dipinto tizianesco che ebbe gran fortuna e fu ampiamente replicato dal maestro e dalla sua bottega.
Questa versione della Galleria Palatina, per la stupefacente qualità della pittura, potrebbe essere uno dei prototipi più antichi ed è probabile che sia stata dipinta da Tiziano a Venezia fra il 1533 e il 1535, su commissione di Francesco Maria della Rovere duca d’Urbino. La più antica citazione dell’opera risale a Giorgio Vasari che nel 1548 durante una sua visita alla corte di Urbino la descriveva presso la collezione del duca Guidubaldo della Rovere, annotandola come “cosa rara”. Pervenne poi a Firenze con l’eredità di Vittoria della Rovere nel 1631.
Tiziano Vecellio (Pieve di Cadore 1488/90 – Venezia 1576)
Data 1531-1535
Museo Palazzo Pitti
Collezione Galleria Palatina
Collocazione Sala di Apollo
Tecnica Olio su tavola
Dimensioni 85,8 x 69,5 cm
L’opera raffigura il soggetto della Maddalena penitente che fu quello più spesso replicato da Tiziano durante la sua lunga attività artistica, secondo un’iconografia destinata ad aver larga fortuna per l’inconsueto e audace fascino erotico che prorompe dal nudo femminile della santa in atto di rivolgere con devozione gli occhi al cielo. La Maddalena che Tiziano ci presenta è la prostituta pentita, la donna dal passato dissoluto che, recatasi, secondo il racconto evangelico (Luca 7, 36-50), nella casa di Simone il fariseo per chiedere perdono a Gesù, versa lacrime di pentimento sui piedi del Redentore, asciugandoli poi con i lunghi capelli e profumandoli con l’unguento prezioso, racchiuso nel vasetto su cui il pittore appone la propria firma. E’ una figura satura di femminilità, che Tiziano descrive con una pennellata densa e pastosa dalle tonalità calde, evidenziando gli occhi intrisi da lacrime cristalline e il meraviglioso manto di capelli biondo ramati sparsi a coprire la nudità dei seni palpitanti – è nuda perché risoluta a spogliarsi di tutto il suo passato. Per quest’immagine in cui persistono ambiguamente l’idea della peccatrice e della penitente, il pittore potrebbe aver fatto posare qualche cortigiana veneziana, come molte ve ne furono nel Cinquecento che, pentitesi e convertite, poterono prendere a modello di redenzione il dipinto tizianesco che ebbe gran fortuna e fu ampiamente replicato dal maestro e dalla sua bottega.
Questa versione della Galleria Palatina, per la stupefacente qualità della pittura, potrebbe essere uno dei prototipi più antichi ed è probabile che sia stata dipinta da Tiziano a Venezia fra il 1533 e il 1535, su commissione di Francesco Maria della Rovere duca d’Urbino. La più antica citazione dell’opera risale a Giorgio Vasari che nel 1548 durante una sua visita alla corte di Urbino la descriveva presso la collezione del duca Guidubaldo della Rovere, annotandola come “cosa rara”. Pervenne poi a Firenze con l’eredità di Vittoria della Rovere nel 1631.
Re: Santa Maria Maddalena. Opera di Tiziano Vecellio 85,8 x 69,5 cm. Palazzo Pitti a Firenze
Queste cose ti lasciano senza fiato.......
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