GLI EDITORIALI DELLE VARIE RIVISTE D'ARTE
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GLI EDITORIALI DELLE VARIE RIVISTE D'ARTE
Apro un nuovo post che sarà incentrato sui più belli editoriali che si trovano in rete delle tante riviste d'arte. Ci sono tante cose interessanti, spero sia di vostro gradimento.
Partiamo con Sandro Serradifalco
E’ il curriculum a decretare l’artista?
Ci sono due modi di non amare l’arte. Uno è di non amarla. L’altro di amarla razionalmente.
Oscar Wilde (da Il Critico come Artista)
Ci sono opere d’arte davanti alle quali si può incorrere nella sindrome di Stendhal, ché tanta bellezza porta alla vertigine:pare che noi italiani, che ne abbiamo fin troppa, ne siamo immuni, forse perché alla bellezza ci si abitua sempre e al brutto proprio mai. Nella rincorsa consumistica al nuovo, che non ha certo risparmiato il mercato dell’arte, la ricerca della novità spesso conduce infatti a un vicolo cieco, fatto di continue provocazioni che di artistico e bello hanno poco se non il prezzo, per chi vende, ovviamente.
Il compito di un’opera d’arte, se tale, è di toglierci il fiato e azzerare le parole:ci lascia giusto lo stupore mentre lo sguardo abbraccia il suo insieme e coglie quella bellezza che, da sola, è capace di raccontarci la mano e la mente che l’hanno creata, e che spesso appartengono a un artista che oggi non trova posto nel mercato, ma che avrà un futuro nella storia dell’arte.
Ce ne accorgiamo, quando siamo di fronte a un’opera d’arte, perché ci costringe a confrontarci con noi stessi, con quel linguaggio universale che si mantiene attuale in ogni epoca e latitudine, come un romanzo scritto 200 anni fa ma che pare scritto oggi.
E se, per sensibilità e cultura, abbiamo la fortuna di riconoscere l’opera che ci sta innanzi, allora non aspettiamo che arrivi qualcuno con i consigli per gli acquisti e ce la portiamo a casa, nella duplice veste di collezionista e mecenate, dal momento che stiamo comprando quello che ci piace, liberi d’ogni condizionamento razionale.
Molto più spesso capita invece di trovarmi di fronte al lavoro di artisti contemporanei che mi fanno sorgere spontanea una domanda:
Perché mai costui ha sentito l’urgenza di produrre tutto ciò?
Poi un occhio cade sulla quotazione:sproporzionata, ma perfettamente in linea con i dettami del mercato modaiolo, nella maggior parte dei casi è solo un prezzo gonfiato per imporre il sedicente nuovo ed eclatante che, non essendo ancora passato al vaglio della storia e dei cicli economici, presto si rivela essere un bluff, con buona pace di chi magari è stato convinto a fare un buon investimento.
Perché il mercato dell’arte contemporanea mi ricorda sempre di più quello della moda, dove vale tutto, ma solo per una stagione:modelli e colori in voga adesso, già nella prossima non li compreremmo più, se non in saldo a prezzi stracciati.
I prezzi lievitano, i nomi degli artisti salgono ma ciò che oggi è à la page, domani è out, fuori moda. E purtroppo anche fuori mercato, a volte nel breve spazio di un anno.
E arriviamo dunque all’annosa questione del coefficiente attribuito all’artista in virtù del suo curriculum, che è da sempre legato a fattori che non condivido per niente.
Ritengo assurdo che si giudichi il valore di un artista in base al nome della galleria e del critico che lo rappresentano, all’insieme di mostre istituzionali alle quali ha partecipato e ai premi che vinto, lasciando per ultimo, se non sospeso, il giudizio sul suo bagaglio tecnico, stilistico e poetico.
L’arte che viene immessa sul mercato attualmente è studiata per correre incontro al pubblico, in una manovra che riduce l’artista a semplice strumento di marketing, che spesso e volentieri non produce più il suo lavoro in prima persona, forse nemmeno il concept dell’opera stessa.
Nella corsa al nome nuovo i ritmi imposti sono frenetici, troppe volte s’attinge a leve giovanissime accecate dal miraggio del successo, che accettano interferenze pesanti anche nella parte più sacra della loro creatività, col risultato di un abbassamento del livello qualitativo della proposta artistica globale:cancellati il reale valore dell’oggetto d’arte e il senso dell’opera così com’è sempre stato concepito da che esiste l’uomo, resta quella bolla che periodicamente si sgonfia, lasciando a piedi artisti e investitori.
No, non credo che tutti questi artisti passeranno alla storia, anche se oggi espongono nel gotha delle istituzioni, fanno la loro comparsata alle fiere più collaudate e hanno- fin che dura – prezzi da capogiro.
Credo che l’artista meritevole del titolo sia colui che lavora consapevolmente a qualcosa di più grande, nel tentativo quotidiano di afferrarlo per consegnarlo ai contemporanei e tramandarlo ai posteri, svelandoci ciò che noi, presi dal banale quotidiano, non riusciamo a vedere a occhi nudi.
Nell’ultima intervista rilasciata al New York Times, ecco cosa sostiene Umberto Eco in merito alla posterità dell’opera d’ingegno:
Qualsiasi scrittore, artista, musicista o scienziato è profondamente interessato alla sopravvivenza del suo lavoro dopo la morte. Diversamente sarebbero degli idioti. Credete forse che Raffaello non fosse interessato a cosa sarebbe successo ai suoi dipinti dopo la sua morte?E’ un altro aspetto del legittimo desiderio umano di sopravvivere a sé stessi in qualche modo, e questa è anche la radice di ogni religione. E’ essenziale avere questa speranza quando si lavora su qualcosa di creativo. Altrimenti sei solo una persona interessata a far soldi, per avere donne e Champagne. Non ami il tuo lavoro se non speri che ti sopravviva.
E sono sempre di più gli operatori del settore convinti che la figura dell’artista sia stata fatta sconfinare, a tavolino, in una deriva da star system hollywoodiano che ne ha minato il lavoro alle fondamenta, a causa del carico di falsità e mondanità che non gli dovrebbero esser proprie e che con il presunto antesignano Andy Warhol non hanno nulla da spartire, fatti salvi i 15 minuti di celebrità da lui prefigurati in molti di questi casi.
Recentemente intervistato da Alain Elkann su La Stampa, Fabrizio Moretti, notissimo gallerista italiano a Londra, ha risposto molto sinceramente a due domande circa gli artisti e gli investimenti:
È vero che lei volutamente non frequenta gli artisti?
Non li frequento perché molti hanno perso di vista la loro vera missione e pensano di essere delle star. Il successo porta a pensare che uno sia più bravo di quanto in realtà non è. Invece Giorgio Morandi o Pontormo o più recentemente Lucian Freud stavano in studio e lavoravano tutto il tempo.
Girano tanti soldi nel mercato dell’arte?
Sì, molti soldi. Spesso mal spesi. Ma un Bacon a 150 milioni di dollari, un Jeff Koons a 40 milioni di dollari, cosa vuol dire? Il mercato ha perso la testa? Koons è geniale come intenditore del suo lavoro: ha fatto dello star system la sua carriera, quindi credo che il suo Cane, che ha raggiunto 40 o 50 milioni di dollari, sia una vera follia. Con quella cifra si potrebbe costruire una piccola pinacoteca di pittura antica di altissimo livello.
Non è un dettaglio che intanto le opere dei tanto reclamizzati – e sopravvalutati – artisti della nuova avanguardia cinese abbiano perso negli ultimi 5 anni fino al 50% del loro prezzo di stima iniziale, così come è calata anche l’emergente arte contemporanea mediorientale, per non parlare di alcune opere di Damien Hirst che si sono deprezzate anche del 300%.
Tutti questi prezzi di arte contemporanea sono cresciuti troppo in fretta nel giro di pochi anni, dimostrando di non reggere dentro a quello stesso sistema che, con troppa disinvoltura, li aveva gonfiati.
Si sente, da ogni parte, il bisogno di un ritorno alle opere di qualità proposte a prezzi realistici ma, prima di tutto, bisognerebbe tornare a produrle.
Mi sento pertanto di suggerire agli artisti – quelli che hanno ancora qualcosa da dire – di tralasciare per un attimo la preoccupazione del curriculum per tornare a impugnare pennelli e tavolozze, concentrandosi sul proprio lavoro:costa più fatica, sacrifici, notti insonni e tanta forza di volontà, ma è solo questo perseverare che alla fine paga.
Prima di apparire bisogna fare lo sforzo di esserci, perché l’artista, più di tutte le altre categorie dell’ingegno, è l’unico essere umano che può morire due volte:è lui, o lei, a poter scegliere se rimanere per sempre o se trascinarsi anche la propria opera nella tomba.
A voi la scelta.
Partiamo con Sandro Serradifalco
E’ il curriculum a decretare l’artista?
Ci sono due modi di non amare l’arte. Uno è di non amarla. L’altro di amarla razionalmente.
Oscar Wilde (da Il Critico come Artista)
Ci sono opere d’arte davanti alle quali si può incorrere nella sindrome di Stendhal, ché tanta bellezza porta alla vertigine:pare che noi italiani, che ne abbiamo fin troppa, ne siamo immuni, forse perché alla bellezza ci si abitua sempre e al brutto proprio mai. Nella rincorsa consumistica al nuovo, che non ha certo risparmiato il mercato dell’arte, la ricerca della novità spesso conduce infatti a un vicolo cieco, fatto di continue provocazioni che di artistico e bello hanno poco se non il prezzo, per chi vende, ovviamente.
Il compito di un’opera d’arte, se tale, è di toglierci il fiato e azzerare le parole:ci lascia giusto lo stupore mentre lo sguardo abbraccia il suo insieme e coglie quella bellezza che, da sola, è capace di raccontarci la mano e la mente che l’hanno creata, e che spesso appartengono a un artista che oggi non trova posto nel mercato, ma che avrà un futuro nella storia dell’arte.
Ce ne accorgiamo, quando siamo di fronte a un’opera d’arte, perché ci costringe a confrontarci con noi stessi, con quel linguaggio universale che si mantiene attuale in ogni epoca e latitudine, come un romanzo scritto 200 anni fa ma che pare scritto oggi.
E se, per sensibilità e cultura, abbiamo la fortuna di riconoscere l’opera che ci sta innanzi, allora non aspettiamo che arrivi qualcuno con i consigli per gli acquisti e ce la portiamo a casa, nella duplice veste di collezionista e mecenate, dal momento che stiamo comprando quello che ci piace, liberi d’ogni condizionamento razionale.
Molto più spesso capita invece di trovarmi di fronte al lavoro di artisti contemporanei che mi fanno sorgere spontanea una domanda:
Perché mai costui ha sentito l’urgenza di produrre tutto ciò?
Poi un occhio cade sulla quotazione:sproporzionata, ma perfettamente in linea con i dettami del mercato modaiolo, nella maggior parte dei casi è solo un prezzo gonfiato per imporre il sedicente nuovo ed eclatante che, non essendo ancora passato al vaglio della storia e dei cicli economici, presto si rivela essere un bluff, con buona pace di chi magari è stato convinto a fare un buon investimento.
Perché il mercato dell’arte contemporanea mi ricorda sempre di più quello della moda, dove vale tutto, ma solo per una stagione:modelli e colori in voga adesso, già nella prossima non li compreremmo più, se non in saldo a prezzi stracciati.
I prezzi lievitano, i nomi degli artisti salgono ma ciò che oggi è à la page, domani è out, fuori moda. E purtroppo anche fuori mercato, a volte nel breve spazio di un anno.
E arriviamo dunque all’annosa questione del coefficiente attribuito all’artista in virtù del suo curriculum, che è da sempre legato a fattori che non condivido per niente.
Ritengo assurdo che si giudichi il valore di un artista in base al nome della galleria e del critico che lo rappresentano, all’insieme di mostre istituzionali alle quali ha partecipato e ai premi che vinto, lasciando per ultimo, se non sospeso, il giudizio sul suo bagaglio tecnico, stilistico e poetico.
L’arte che viene immessa sul mercato attualmente è studiata per correre incontro al pubblico, in una manovra che riduce l’artista a semplice strumento di marketing, che spesso e volentieri non produce più il suo lavoro in prima persona, forse nemmeno il concept dell’opera stessa.
Nella corsa al nome nuovo i ritmi imposti sono frenetici, troppe volte s’attinge a leve giovanissime accecate dal miraggio del successo, che accettano interferenze pesanti anche nella parte più sacra della loro creatività, col risultato di un abbassamento del livello qualitativo della proposta artistica globale:cancellati il reale valore dell’oggetto d’arte e il senso dell’opera così com’è sempre stato concepito da che esiste l’uomo, resta quella bolla che periodicamente si sgonfia, lasciando a piedi artisti e investitori.
No, non credo che tutti questi artisti passeranno alla storia, anche se oggi espongono nel gotha delle istituzioni, fanno la loro comparsata alle fiere più collaudate e hanno- fin che dura – prezzi da capogiro.
Credo che l’artista meritevole del titolo sia colui che lavora consapevolmente a qualcosa di più grande, nel tentativo quotidiano di afferrarlo per consegnarlo ai contemporanei e tramandarlo ai posteri, svelandoci ciò che noi, presi dal banale quotidiano, non riusciamo a vedere a occhi nudi.
Nell’ultima intervista rilasciata al New York Times, ecco cosa sostiene Umberto Eco in merito alla posterità dell’opera d’ingegno:
Qualsiasi scrittore, artista, musicista o scienziato è profondamente interessato alla sopravvivenza del suo lavoro dopo la morte. Diversamente sarebbero degli idioti. Credete forse che Raffaello non fosse interessato a cosa sarebbe successo ai suoi dipinti dopo la sua morte?E’ un altro aspetto del legittimo desiderio umano di sopravvivere a sé stessi in qualche modo, e questa è anche la radice di ogni religione. E’ essenziale avere questa speranza quando si lavora su qualcosa di creativo. Altrimenti sei solo una persona interessata a far soldi, per avere donne e Champagne. Non ami il tuo lavoro se non speri che ti sopravviva.
E sono sempre di più gli operatori del settore convinti che la figura dell’artista sia stata fatta sconfinare, a tavolino, in una deriva da star system hollywoodiano che ne ha minato il lavoro alle fondamenta, a causa del carico di falsità e mondanità che non gli dovrebbero esser proprie e che con il presunto antesignano Andy Warhol non hanno nulla da spartire, fatti salvi i 15 minuti di celebrità da lui prefigurati in molti di questi casi.
Recentemente intervistato da Alain Elkann su La Stampa, Fabrizio Moretti, notissimo gallerista italiano a Londra, ha risposto molto sinceramente a due domande circa gli artisti e gli investimenti:
È vero che lei volutamente non frequenta gli artisti?
Non li frequento perché molti hanno perso di vista la loro vera missione e pensano di essere delle star. Il successo porta a pensare che uno sia più bravo di quanto in realtà non è. Invece Giorgio Morandi o Pontormo o più recentemente Lucian Freud stavano in studio e lavoravano tutto il tempo.
Girano tanti soldi nel mercato dell’arte?
Sì, molti soldi. Spesso mal spesi. Ma un Bacon a 150 milioni di dollari, un Jeff Koons a 40 milioni di dollari, cosa vuol dire? Il mercato ha perso la testa? Koons è geniale come intenditore del suo lavoro: ha fatto dello star system la sua carriera, quindi credo che il suo Cane, che ha raggiunto 40 o 50 milioni di dollari, sia una vera follia. Con quella cifra si potrebbe costruire una piccola pinacoteca di pittura antica di altissimo livello.
Non è un dettaglio che intanto le opere dei tanto reclamizzati – e sopravvalutati – artisti della nuova avanguardia cinese abbiano perso negli ultimi 5 anni fino al 50% del loro prezzo di stima iniziale, così come è calata anche l’emergente arte contemporanea mediorientale, per non parlare di alcune opere di Damien Hirst che si sono deprezzate anche del 300%.
Tutti questi prezzi di arte contemporanea sono cresciuti troppo in fretta nel giro di pochi anni, dimostrando di non reggere dentro a quello stesso sistema che, con troppa disinvoltura, li aveva gonfiati.
Si sente, da ogni parte, il bisogno di un ritorno alle opere di qualità proposte a prezzi realistici ma, prima di tutto, bisognerebbe tornare a produrle.
Mi sento pertanto di suggerire agli artisti – quelli che hanno ancora qualcosa da dire – di tralasciare per un attimo la preoccupazione del curriculum per tornare a impugnare pennelli e tavolozze, concentrandosi sul proprio lavoro:costa più fatica, sacrifici, notti insonni e tanta forza di volontà, ma è solo questo perseverare che alla fine paga.
Prima di apparire bisogna fare lo sforzo di esserci, perché l’artista, più di tutte le altre categorie dell’ingegno, è l’unico essere umano che può morire due volte:è lui, o lei, a poter scegliere se rimanere per sempre o se trascinarsi anche la propria opera nella tomba.
A voi la scelta.
Re: GLI EDITORIALI DELLE VARIE RIVISTE D'ARTE
Parole sante, e profondamente condivise penso da tutti noi.
axis- Messaggi : 678
Data d'iscrizione : 27.05.14
Re: GLI EDITORIALI DELLE VARIE RIVISTE D'ARTE
come diciamo a Roma....non fa una piega!!
salvo- Messaggi : 1606
Data d'iscrizione : 01.06.14
Re: GLI EDITORIALI DELLE VARIE RIVISTE D'ARTE
Notaio ha scritto:Apro un nuovo post che sarà incentrato sui più belli editoriali che si trovano in rete delle tante riviste d'arte. Ci sono tante cose interessanti, spero sia di vostro gradimento.
Partiamo con Sandro Serradifalco
E’ il curriculum a decretare l’artista?
Ci sono due modi di non amare l’arte. Uno è di non amarla. L’altro di amarla razionalmente.
Oscar Wilde (da Il Critico come Artista)
Ci sono opere d’arte davanti alle quali si può incorrere nella sindrome di Stendhal, ché tanta bellezza porta alla vertigine:pare che noi italiani, che ne abbiamo fin troppa, ne siamo immuni, forse perché alla bellezza ci si abitua sempre e al brutto proprio mai. Nella rincorsa consumistica al nuovo, che non ha certo risparmiato il mercato dell’arte, la ricerca della novità spesso conduce infatti a un vicolo cieco, fatto di continue provocazioni che di artistico e bello hanno poco se non il prezzo, per chi vende, ovviamente.
Il compito di un’opera d’arte, se tale, è di toglierci il fiato e azzerare le parole:ci lascia giusto lo stupore mentre lo sguardo abbraccia il suo insieme e coglie quella bellezza che, da sola, è capace di raccontarci la mano e la mente che l’hanno creata, e che spesso appartengono a un artista che oggi non trova posto nel mercato, ma che avrà un futuro nella storia dell’arte.
Ce ne accorgiamo, quando siamo di fronte a un’opera d’arte, perché ci costringe a confrontarci con noi stessi, con quel linguaggio universale che si mantiene attuale in ogni epoca e latitudine, come un romanzo scritto 200 anni fa ma che pare scritto oggi.
E se, per sensibilità e cultura, abbiamo la fortuna di riconoscere l’opera che ci sta innanzi, allora non aspettiamo che arrivi qualcuno con i consigli per gli acquisti e ce la portiamo a casa, nella duplice veste di collezionista e mecenate, dal momento che stiamo comprando quello che ci piace, liberi d’ogni condizionamento razionale.
Molto più spesso capita invece di trovarmi di fronte al lavoro di artisti contemporanei che mi fanno sorgere spontanea una domanda:
Perché mai costui ha sentito l’urgenza di produrre tutto ciò?
Poi un occhio cade sulla quotazione:sproporzionata, ma perfettamente in linea con i dettami del mercato modaiolo, nella maggior parte dei casi è solo un prezzo gonfiato per imporre il sedicente nuovo ed eclatante che, non essendo ancora passato al vaglio della storia e dei cicli economici, presto si rivela essere un bluff, con buona pace di chi magari è stato convinto a fare un buon investimento.
Perché il mercato dell’arte contemporanea mi ricorda sempre di più quello della moda, dove vale tutto, ma solo per una stagione:modelli e colori in voga adesso, già nella prossima non li compreremmo più, se non in saldo a prezzi stracciati.
I prezzi lievitano, i nomi degli artisti salgono ma ciò che oggi è à la page, domani è out, fuori moda. E purtroppo anche fuori mercato, a volte nel breve spazio di un anno.
E arriviamo dunque all’annosa questione del coefficiente attribuito all’artista in virtù del suo curriculum, che è da sempre legato a fattori che non condivido per niente.
Ritengo assurdo che si giudichi il valore di un artista in base al nome della galleria e del critico che lo rappresentano, all’insieme di mostre istituzionali alle quali ha partecipato e ai premi che vinto, lasciando per ultimo, se non sospeso, il giudizio sul suo bagaglio tecnico, stilistico e poetico.
L’arte che viene immessa sul mercato attualmente è studiata per correre incontro al pubblico, in una manovra che riduce l’artista a semplice strumento di marketing, che spesso e volentieri non produce più il suo lavoro in prima persona, forse nemmeno il concept dell’opera stessa.
Nella corsa al nome nuovo i ritmi imposti sono frenetici, troppe volte s’attinge a leve giovanissime accecate dal miraggio del successo, che accettano interferenze pesanti anche nella parte più sacra della loro creatività, col risultato di un abbassamento del livello qualitativo della proposta artistica globale:cancellati il reale valore dell’oggetto d’arte e il senso dell’opera così com’è sempre stato concepito da che esiste l’uomo, resta quella bolla che periodicamente si sgonfia, lasciando a piedi artisti e investitori.
No, non credo che tutti questi artisti passeranno alla storia, anche se oggi espongono nel gotha delle istituzioni, fanno la loro comparsata alle fiere più collaudate e hanno- fin che dura – prezzi da capogiro.
Credo che l’artista meritevole del titolo sia colui che lavora consapevolmente a qualcosa di più grande, nel tentativo quotidiano di afferrarlo per consegnarlo ai contemporanei e tramandarlo ai posteri, svelandoci ciò che noi, presi dal banale quotidiano, non riusciamo a vedere a occhi nudi.
Nell’ultima intervista rilasciata al New York Times, ecco cosa sostiene Umberto Eco in merito alla posterità dell’opera d’ingegno:
Qualsiasi scrittore, artista, musicista o scienziato è profondamente interessato alla sopravvivenza del suo lavoro dopo la morte. Diversamente sarebbero degli idioti. Credete forse che Raffaello non fosse interessato a cosa sarebbe successo ai suoi dipinti dopo la sua morte?E’ un altro aspetto del legittimo desiderio umano di sopravvivere a sé stessi in qualche modo, e questa è anche la radice di ogni religione. E’ essenziale avere questa speranza quando si lavora su qualcosa di creativo. Altrimenti sei solo una persona interessata a far soldi, per avere donne e Champagne. Non ami il tuo lavoro se non speri che ti sopravviva.
E sono sempre di più gli operatori del settore convinti che la figura dell’artista sia stata fatta sconfinare, a tavolino, in una deriva da star system hollywoodiano che ne ha minato il lavoro alle fondamenta, a causa del carico di falsità e mondanità che non gli dovrebbero esser proprie e che con il presunto antesignano Andy Warhol non hanno nulla da spartire, fatti salvi i 15 minuti di celebrità da lui prefigurati in molti di questi casi.
Recentemente intervistato da Alain Elkann su La Stampa, Fabrizio Moretti, notissimo gallerista italiano a Londra, ha risposto molto sinceramente a due domande circa gli artisti e gli investimenti:
È vero che lei volutamente non frequenta gli artisti?
Non li frequento perché molti hanno perso di vista la loro vera missione e pensano di essere delle star. Il successo porta a pensare che uno sia più bravo di quanto in realtà non è. Invece Giorgio Morandi o Pontormo o più recentemente Lucian Freud stavano in studio e lavoravano tutto il tempo.
Girano tanti soldi nel mercato dell’arte?
Sì, molti soldi. Spesso mal spesi. Ma un Bacon a 150 milioni di dollari, un Jeff Koons a 40 milioni di dollari, cosa vuol dire? Il mercato ha perso la testa? Koons è geniale come intenditore del suo lavoro: ha fatto dello star system la sua carriera, quindi credo che il suo Cane, che ha raggiunto 40 o 50 milioni di dollari, sia una vera follia. Con quella cifra si potrebbe costruire una piccola pinacoteca di pittura antica di altissimo livello.
Non è un dettaglio che intanto le opere dei tanto reclamizzati – e sopravvalutati – artisti della nuova avanguardia cinese abbiano perso negli ultimi 5 anni fino al 50% del loro prezzo di stima iniziale, così come è calata anche l’emergente arte contemporanea mediorientale, per non parlare di alcune opere di Damien Hirst che si sono deprezzate anche del 300%.
Tutti questi prezzi di arte contemporanea sono cresciuti troppo in fretta nel giro di pochi anni, dimostrando di non reggere dentro a quello stesso sistema che, con troppa disinvoltura, li aveva gonfiati.
Si sente, da ogni parte, il bisogno di un ritorno alle opere di qualità proposte a prezzi realistici ma, prima di tutto, bisognerebbe tornare a produrle.
Mi sento pertanto di suggerire agli artisti – quelli che hanno ancora qualcosa da dire – di tralasciare per un attimo la preoccupazione del curriculum per tornare a impugnare pennelli e tavolozze, concentrandosi sul proprio lavoro:costa più fatica, sacrifici, notti insonni e tanta forza di volontà, ma è solo questo perseverare che alla fine paga.
Prima di apparire bisogna fare lo sforzo di esserci, perché l’artista, più di tutte le altre categorie dell’ingegno, è l’unico essere umano che può morire due volte:è lui, o lei, a poter scegliere se rimanere per sempre o se trascinarsi anche la propria opera nella tomba.
A voi la scelta.
Stra-bello ! Mi piace ...grazie per questa chicca Notaio
Re: GLI EDITORIALI DELLE VARIE RIVISTE D'ARTE
Hai visto che penso sempre a tutti gli artisti che come te tengono alta la professione del pittore, una delle professioni che occorre riscoprire seriamente.
Re: GLI EDITORIALI DELLE VARIE RIVISTE D'ARTE
tenga il dito sulla chiocciola e giuri di leggere più di 5 righe al giorno! dica lo giuro.
lo giuro
lo giuro
Ospite- Ospite
Re: GLI EDITORIALI DELLE VARIE RIVISTE D'ARTE
Anche 5 righe al giorno aiutano a capire dove sta andando a finire il mondo dell'arte e dove occorre intervenire prima che sia troppo tardi e si inizino a collezionare tappi di sughero incollati o lattine di alluminio usate, spacciandole per arte contemporanea.
Quello si chiama materiale inerte per il riciclaggio e vale pochi centesimi di euro a pezzo, non milioni di euro seguendo la moda suggerita da abili mercanti in cerca di ricchi polli da spennare.
Avrete modo di leggere altri editoriali belli e interessanti sull'argomento.
Fai lo sforzo arriva a 10 righe al giorno.....
Quello si chiama materiale inerte per il riciclaggio e vale pochi centesimi di euro a pezzo, non milioni di euro seguendo la moda suggerita da abili mercanti in cerca di ricchi polli da spennare.
Avrete modo di leggere altri editoriali belli e interessanti sull'argomento.
Fai lo sforzo arriva a 10 righe al giorno.....
Re: GLI EDITORIALI DELLE VARIE RIVISTE D'ARTE
Veramente bello questo post.
Zeta- Messaggi : 226
Data d'iscrizione : 01.06.14
Re: GLI EDITORIALI DELLE VARIE RIVISTE D'ARTE
promessoNotaio ha scritto:Anche 5 righe al giorno aiutano a capire dove sta andando a finire il mondo dell'arte e dove occorre intervenire prima che sia troppo tardi e si inizino a collezionare tappi di sughero incollati o lattine di alluminio usate, spacciandole per arte contemporanea.
Quello si chiama materiale inerte per il riciclaggio e vale pochi centesimi di euro a pezzo, non milioni di euro seguendo la moda suggerita da abili mercanti in cerca di ricchi polli da spennare.
Avrete modo di leggere altri editoriali belli e interessanti sull'argomento.
Fai lo sforzo arriva a 10 righe al giorno.....
cmq la gente cerca il nuovo, vuole il nuovo e..... ma si diamogli l'aria fritta
pensa a quel "poveretto" che va a ritirare la sua ferrari, se la trova verde pisello con il motore della smart e il portapacchi tipo mister been sul tetto, prima che apre bocca il venditore gli fa: niente domande idiote, l'ingegnere che l'ha disegnata è un artista, questa è un opera d'arte, paga e zitto
Ospite- Ospite
Re: GLI EDITORIALI DELLE VARIE RIVISTE D'ARTE
sono favorevole ad un "arte funzionale", cn il carbone ci fai la grigliata, cn gli specchi controlli se hai il naso sporco, cn gli arazzi ci foderi le sedie.........
Ospite- Ospite
Re: GLI EDITORIALI DELLE VARIE RIVISTE D'ARTE
come scrissi sul forum di Nunziante, suscitando il fastidio di qualcuno, fortunatamente tutta questa merda avrà vita breve.
GLI EDITORIALI DELLE VARIE RIVISTE D'ARTE
Buongiorno a tutti cerco di essere serio e sereno per 5 minuti anche per mettere in piedi una discussione tranquilla ma efficace che possa dare a chi lo voglia la possibilita' di esprimere il proprio parere e opinione in merito, sono d'accordo con voi che quella postata non e' arte, forse come dice GIUSEPPE 77 qualcuno si e' infastidito perche' non si e' tenuto conto di un principio basilare, la liberta' e i gusti di ognuno di noi.
Siamo sempre punto e a capo, quello che a me non piace non e' detto possa piacere ad altri, a mio modo di vedere se esprimo un giudizio negativo su una opera d'arte non dico mai FA SCHIFO dico A ME FA SCHIFO, sembra quasi uguale ma non lo e'.
Sono certo che esprimere un giudizio personale non sia mai sbagliato, per me e' sbagliato esprimerlo in modo tale che chi non la pensa allo stesso modo sia messo nella condizione di pensare di essere o in errore o uno sprovveduto, potrebbe essere che ha semplicemente gusti diversi dai nostri...c'e' chi tifa juventus....peggio di cosi'!
( l'ultima frase e' stata scritta per tenere un tono serio ma leggero alla discussione, grazie)
Siamo sempre punto e a capo, quello che a me non piace non e' detto possa piacere ad altri, a mio modo di vedere se esprimo un giudizio negativo su una opera d'arte non dico mai FA SCHIFO dico A ME FA SCHIFO, sembra quasi uguale ma non lo e'.
Sono certo che esprimere un giudizio personale non sia mai sbagliato, per me e' sbagliato esprimerlo in modo tale che chi non la pensa allo stesso modo sia messo nella condizione di pensare di essere o in errore o uno sprovveduto, potrebbe essere che ha semplicemente gusti diversi dai nostri...c'e' chi tifa juventus....peggio di cosi'!
( l'ultima frase e' stata scritta per tenere un tono serio ma leggero alla discussione, grazie)
roberto piazza- Messaggi : 329
Data d'iscrizione : 09.06.14
Re: GLI EDITORIALI DELLE VARIE RIVISTE D'ARTE
Giuseppe77 ha scritto:come scrissi sul forum di Nunziante, suscitando il fastidio di qualcuno, fortunatamente tutta questa merda avrà vita breve.
non credo tutto questo avra vita breve anzi! piu' che mai in un epoca dove arte e' sempre piu' investimento e meno piacere estetico,andra sempre piu' quello che i poteri forti decidano che vada,tanto si sa da duchamp in poi tutto e' lecito!
salvo- Messaggi : 1606
Data d'iscrizione : 01.06.14
Re: GLI EDITORIALI DELLE VARIE RIVISTE D'ARTE
salvo ha scritto:Giuseppe77 ha scritto:come scrissi sul forum di Nunziante, suscitando il fastidio di qualcuno, fortunatamente tutta questa merda avrà vita breve.
non credo tutto questo avra vita breve anzi! piu' che mai in un epoca dove arte e' sempre piu' investimento e meno piacere estetico,andra sempre piu' quello che i poteri forti decidano che vada,tanto si sa da duchamp in poi tutto e' lecito!
si ma molta di questa merda non può durare nei secoli, per carità anche noi saremo storia vecchia, ma mentre adesso noi andiamo a vedere mostre di opere eseguite oltre mezzo millennio fa e ne apprezziamo lo splendore dopo tutto questo tempo, della maggior parte delle schifezze di oggi, accumulazioni di vario tipo (le performance per fortuna lasciano il tempo che trovano) ecc., tra 100-150 anni sarà rimasto ben poco e le future generazioni non saranno ammorbate da questo pattume. e devo dire che questo mi consola molto.
piccola annotazione per Roberto, si ho di nuovo usato il termine Merda per descrivere tale arte perché è precisamente quello che penso, sono abituato a chiamare le cose col proprio nome, se qualcuno si infastidisce la notte dormo lo stesso.
Re: GLI EDITORIALI DELLE VARIE RIVISTE D'ARTE
si ma molta di questa merda non può durare nei secoli, per carità anche noi saremo storia vecchia, ma mentre adesso noi andiamo a vedere mostre di opere eseguite oltre mezzo millennio fa e ne apprezziamo lo splendore dopo tutto questo tempo, della maggior parte delle schifezze di oggi, accumulazioni di vario tipo (le performance per fortuna lasciano il tempo che trovano) ecc., tra 100-150 anni sarà rimasto ben poco e le future generazioni non saranno ammorbate da questo pattume. e devo dire che questo mi consola molto. Very Happy
quello che ammiriamo oggi nei musei e' il prodotto del pre duchamp! non possiamo sapere cosa vedremo in futuro,il presente mi dice che oggi alla tate modern come al poumpidou posso "ammirare" le compressioni di cesar le tavole apparecchiate di spoerri che almeno a mio giudizio non sono il massimo del "vedere" ! questi come altri saranno in tutti i musei del mondo(come paul kostabi tra l altro ) quindi chi vivra' vedra!!
quello che ammiriamo oggi nei musei e' il prodotto del pre duchamp! non possiamo sapere cosa vedremo in futuro,il presente mi dice che oggi alla tate modern come al poumpidou posso "ammirare" le compressioni di cesar le tavole apparecchiate di spoerri che almeno a mio giudizio non sono il massimo del "vedere" ! questi come altri saranno in tutti i musei del mondo(come paul kostabi tra l altro ) quindi chi vivra' vedra!!
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Re: GLI EDITORIALI DELLE VARIE RIVISTE D'ARTE
fatti un giretto qui e gia' ti fai un idea di cio che vedremo tra cent anni!!
http://www.moma.org/collection/artist_index.php?start_initial=A&end_initial=A&unparsed_search=2
http://www.moma.org/collection/artist_index.php?start_initial=A&end_initial=A&unparsed_search=2
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Re: GLI EDITORIALI DELLE VARIE RIVISTE D'ARTE
il "sistema" dell'arte è marcio alle radici, è in mano a chi nn ha mai preso una matita o un pennello in mano, nn ha mai affondato le mani nella terracotta, nn si è mai dilettato in fotografia etc etc
dicevo il mondo dell'arte è prevalentemente nelle mani di commercianti che potrebbero vendere una tela o una lavatrice con il medesimo trasporto emotivo
pertanto mettiamoci pure il cuore in pace, quando vogliono vendere fieno si compra fieno
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Re: GLI EDITORIALI DELLE VARIE RIVISTE D'ARTE
rebaus ha scritto:
il "sistema" dell'arte è marcio alle radici, è in mano a chi nn ha mai preso una matita o un pennello in mano, nn ha mai affondato le mani nella terracotta, nn si è mai dilettato in fotografia etc etc
dicevo il mondo dell'arte è prevalentemente nelle mani di commercianti che potrebbero vendere una tela o una lavatrice con il medesimo trasporto emotivo
pertanto mettiamoci pure il cuore in pace, quando vogliono vendere fieno si compra fieno
....ogni tanto concordo con te!
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Gli editoriali delle varie riviste d'arte.
piccola annotazione per Roberto, si ho di nuovo usato il termine Merda per descrivere tale arte perché è precisamente quello che penso, sono abituato a chiamare le cose col proprio nome, se qualcuno si infastidisce la notte dormo lo stesso..
Non credo tu abbia capito bene quello che volevo dire, colpa mia, ci riprovo.
quello che a me tende a infastidirmi e' il fatto che alcune persone davanti a un'opera d'arte o a un libro o a un film tendono a dare giudizi non solo personali del tipo QUEST'OPERA E' UNA MERDA PER ME ma dicono tranquillamente QUEST'OPERA E' UNA MERDA intendendo che deve esserlo per tutti, cosa che per me e' sbagliata.
quello che per te e' merda per altri potrebbe essere un buon dolce, non siamo tutti uguali, accettare quello che pensano gli altri, anche se diverso dal nostro pensiero, non e' sempre facile ma se ci si riesce si e' gia' tagliato un bel traguardo.
sul dormire tranquilli di notte siamo in due.
Non credo tu abbia capito bene quello che volevo dire, colpa mia, ci riprovo.
quello che a me tende a infastidirmi e' il fatto che alcune persone davanti a un'opera d'arte o a un libro o a un film tendono a dare giudizi non solo personali del tipo QUEST'OPERA E' UNA MERDA PER ME ma dicono tranquillamente QUEST'OPERA E' UNA MERDA intendendo che deve esserlo per tutti, cosa che per me e' sbagliata.
quello che per te e' merda per altri potrebbe essere un buon dolce, non siamo tutti uguali, accettare quello che pensano gli altri, anche se diverso dal nostro pensiero, non e' sempre facile ma se ci si riesce si e' gia' tagliato un bel traguardo.
sul dormire tranquilli di notte siamo in due.
roberto piazza- Messaggi : 329
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Re: GLI EDITORIALI DELLE VARIE RIVISTE D'ARTE
IO non dormo tranquillo perche' conosco tutti quelli del forum tranne reaasiri!! chi sara mai?
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Re: GLI EDITORIALI DELLE VARIE RIVISTE D'ARTE
te lo dico io, è una cugina di mirko che cerca l'anima gemella sul forum!salvo ha scritto:IO non dormo tranquillo perche' conosco tutti quelli del forum tranne reaasiri!! chi sara mai?
ps. a me nn mi avete visto
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Re: GLI EDITORIALI DELLE VARIE RIVISTE D'ARTE
rebaus ha scritto:te lo dico io, è una cugina di mirko che cerca l'anima gemella sul forum!salvo ha scritto:IO non dormo tranquillo perche' conosco tutti quelli del forum tranne reaasiri!! chi sara mai?
ps. a me nn mi avete visto
No uno che non si rivela e' uno che si vergogna di se stesso!!!
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Re: GLI EDITORIALI DELLE VARIE RIVISTE D'ARTE
questa cosa mi turba assai.salvo ha scritto:rebaus ha scritto:
il "sistema" dell'arte è marcio alle radici, è in mano a chi nn ha mai preso una matita o un pennello in mano, nn ha mai affondato le mani nella terracotta, nn si è mai dilettato in fotografia etc etc
dicevo il mondo dell'arte è prevalentemente nelle mani di commercianti che potrebbero vendere una tela o una lavatrice con il medesimo trasporto emotivo
pertanto mettiamoci pure il cuore in pace, quando vogliono vendere fieno si compra fieno
....ogni tanto concordo con te!
Re: GLI EDITORIALI DELLE VARIE RIVISTE D'ARTE
##IO non dormo tranquillo perche' conosco tutti quelli del forum tranne reaasiri!! Very Happy chi sara mai?##
Io dormo sereno e tranquillo perche' una mezza idea me la son fatta...JENKINS non e' per tutti.
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roberto piazza- Messaggi : 329
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