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Massimo Di Carlo lancia l’allarme: alle Italian Sales mandano al massacro Morandi e De Chirico

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Messaggio Da Notaio Lun 16 Feb 2015, 00:31

Massimo Di Carlo, titolare della galleria dello Scudo di Verona, lancia l'allarme: alle Italian Sales mandano al massacro Morandi e De Chirico.

Sembra esattamente dire quello che anch'io sostenevo l'altro giorno sui prezzi assurdi di Scheggi dell'ultima asta tenutasi a Londra il giorno 11 febbraio.

Oggi ho trovato una sua intervista rilasciata in occasione della pubblicazione del rapporto annuale 2015 dell'arte contemporanea, dove il gallerista esprime i suoi dubbi e le sue perplessità su questi record e sul fatto che le case d'asta stiano giocando sporco perchè stanno lavorando bypassando le gallerie in tutto e per tutto, rovinando anche i nostri maestri storici italiani.

Eccovi l'articolo in questione suddiviso per domande e risposte. Essendo l'intervista molto lunga pubblicherò il tutto a puntate.

Premessa:
Manzoni a 15,88 milioni,
Castellani a 4,75 milioni,
Bonalumi a 787mila e
Scheggi a 531mila euro.
Il gallerista Massimo Di Carlo lancia l’allarme: «Il prezzo del boom dell’arte contemporanea italiana all’estero è la drammatica svalutazione dei nostri maestri storici».
Che Manzoni, Castellani, ma anche Bonalumi e Scheggi, raggiungano quotazioni adeguate è un fatto positivo, ma l’altra faccia di questi boom è il drammatico deprezzamento dei nostri maestri storici. Stanno saltando tutti i parametri e le case d’asta devono assumersi le loro responsabilità.
Alla fine a pagare saranno i compratori irretiti dalla moda e dai media.
Le Italian Sales stanno finalmente valorizzando la nostra arte contemporanea. Ma attenzione: se parallelamente alle alte quotazioni raggiunte da artisti come Manzoni o Castellani, peraltro grandi maestri, si arriva a un deprezzamento assoluto, quasi offensivo, di certi grandi valori dell’arte italiana, se un capolavoro di Morandi viene venduto a un quarto del prezzo di Castellani, allora c’è qualcosa che non va». A lanciare l’allarme è Massimo Di Carlo, direttore
della Galleria dello Scudo di Verona, specializzata in arte moderna italiana, e per 12 anni presidente dell’Associazione Nazionale delle gallerie d’arte moderna e contemporanea. In questa intervista spiega quali ombre si allunghino al di là dei riflettori del mercato internazionale puntati da qualche anno (e il 2014 non ha fatto eccezione) sull’arte nostrana.

Massimo Di Carlo, l’arte contemporanea italiana sta
attraversando, sul mercato estero, una lunga stagione
di successi. Come spiega questa impennata?

Si stanno raccogliendo i frutti di un lavoro che risale ormai a molti anni fa. Mostre come «Mythos Italien. Wintermärchen Deutschland» alla Haus der Kunst di Monaco nel 1988 o «The Italian Metamorphosis 1943-1968», curata da Germano Celant al Guggenheim Museum di New York nel 1994, furono i primi esperimenti per sottoporre l’arte italiana del XX secolo all’attenzione internazionale. Ricordo però che, dopo queste mostre, nelle aste internazionali
gli acquirenti non erano tanto gli stranieri, quanto galleristi o collezionisti italiani che ricompravano e riportavano in Italia le opere.
Per cui io ricordo un flusso migratorio di opere dagli Stati Uniti all’Italia. Non dimentichiamo che negli Stati Uniti l’arte italiana, grazie alle mitiche Biennali di Venezia degli anni Cinquanta e Sessanta, ebbe un grosso seguito e artisti come Marino Marini, Burri o Consagra vendettero opere ai più grandi collezionisti americani.
Il problema era che noi avremmo desiderato un’inversione di rotta e ci battevamo per la diffusione dell’arte italiana all’estero anche attraverso le acquisizioni.


Quanto è durato tutto questo?
Sino a tutti gli anni Novanta. Ricordo che alle prime partecipazioni della mia galleria alla fiera di Basilea non c’era nessun interesse per l’arte italiana. Vendetti il primo quadro di Fontana a un collezionista straniero, belga nella fattispecie, soltanto nel 1999, ma si trattava di un’opera importante, di quelle esposte alla Biennale di Venezia del 1966 nella sala personale immortalata dalle fotografie di Mulas. Poi accadde che prima Sotheby’s e poi Christie’s vararono le Italian Sales. Lentamente l’arte italiana cominciò a prendere piede, perché la capacità di penetrazione che ha una casa d’aste è assolutamente superiore a quella di una galleria. Parallelamente ci sono state mostre di grande impatto, tra le quali, a New York, quelle di Boetti da Barbara Gladstone nel 2004 e, da Gagosian, Manzoni nel 2009 e Fontana nel 2012. Si è così arrivati alla constatazione dei reali valori dei nostri grandi artisti, e ora il gap tra le loro
quotazioni e quelle dei colleghi stranieri, soprattutto americani, si è notevolmente ridotto. Nel 2015 il Guggenheim di New York celebrerà il centenario della nascita di Alberto Burri e sarà la prima volta che a un grande artista italiano verrà dedicato l’intero edificio di Frank Lloyd Wright.

Da dove nascono le sue perplessità?
Da una constatazione: nel momento in cui è nata questa crescente attenzione sono scattate delle operazioni di carattere finanziario, mosse in Italia e poi all’estero, su alcuni artisti, compresi quelli che erano considerati minori in quanto non erano stati i primi a svolgere un certo tipo di ricerca. Queste operazioni hanno fatto andare in tilt i corretti parametri delle quotazioni nell’ambito di una cerchia di artisti del XX secolo italiani. Per cui si è arrivati all’assurdità di vedere che l’opera di un autore fino a 4-5 anni fa considerato minore viene oggi a costare 2-3 volte quella di artisti consolidati come Morandi o De Chirico. Stiamo assistendo a una sperequazione macroscopica sulle quotazioni di certi autori rispetto a quelli che dovrebbero essere i parametri che governano ogni tipo di transazione nel campo dell’economia. Mi spiego: stando a quello che accade oggi nel mercato dell’arte italiana all’estero, è come se a
Milano un palazzo in pieno centro costasse meno di una palazzina a Sesto San Giovanni. Il sospetto che alla base di certi improvvisi boom di alcuni artisti italiani ci siano manovre speculative economico-finanziarie è molto forte. Del resto, a quante manovre di questo tipo abbiamo assistito nel mercato dell’arte negli ultimi anni?
Pensiamo solo a Damien Hirst che nel 2008, poco prima del crack della Lehman Brothers, bypassando le gallerie, organizzò un’asta delle sue opere da Sotheby’s, ottenendo un incasso siderale. Ma oggi quale prezzo avrebbero le stesse opere se tornassero sul mercato?
Passata l’euforia, avrebbero quotazioni soggette alla legge del parametro, cioè molto più basse. Oggi, per Hirst come per altri artisti, siamo giunti al redde rationem.


Direi che con queste tre prime risposte c'è già tanto da riflettere e discutere.

Continua.....
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Messaggio Da salvo Lun 16 Feb 2015, 14:10

Queste operazioni hanno fatto andare in tilt i corretti parametri delle quotazioni nell’ambito di una cerchia di artisti del XX secolo italiani.

le mie considerazioni partono da queste parole del gallerista,ma mi chiedo quali sono i corretti parametri che si devono avere nel mercato? la storia?
allora ricominciamo da capo,hirst Koons,de kooning,pollock a livello storico non valgono de chirico,ma costano 20 volte di più!
manovre speculative sul mondo dell arte che conta(vedi america) sono iniziate nel dopo guerra ,oggi di Carlo si accorge che nel mercato italiano ci sono manovre finanziare,certo essendo noi il terzo mondo tali manovre sono iniziate 50 anni dopo.
Ben vengano tali manovre,possono grazie al valore economico spingere alcuni artisti ad avere visibilita' mondiale!
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Messaggio Da salvo Lun 16 Feb 2015, 14:12

che poi nessuno si occupi piu' del mercato di de chirico e modigliani e' un gran peccato! Laughing
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Messaggio Da salvo Lun 16 Feb 2015, 14:13

poi e' inutile piangere su un passato che non c'e' piu',la globalizzazione ha variato usi costumi e abitudini dei collezionisti ed amanti dell arte!
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Messaggio Da Notaio Mar 17 Feb 2015, 00:15

In questa intervista ci sono intanto delle informazioni molto utili per chi come me ama l'arte e cerca di capire anche i meccanismi che la governano.

Sapere che l'arte italiana ha dormito per tanti anni tra il 70 e il 90 è un dato di fatto che testimonia come il nostro bel paese abbia sbagliato, con talenti e maestri che sono stati messi nel dimenticatoio da critici che hanno lanciato movimenti di arte informale alternativi alla tradizionale e famosa arte italiana, quella figurativa classica sia nella pittura che nella scultura. Sono scomparsi i talenti, soppiantati dalla provocazione, dalla protesta di chi poi spesso non sapeva fare nulla o quasi.

Di Carlo non è un ragazzino e ha conosciuto il bello e il brutto di questi movimenti, dall'arte povera, all'arte analitica, all'arte optical, alla transavaguardia.
Solo nell'88' e 94' si ebbero i primi esperimenti di esportazione dell'arte italiana del XX secolo.
Ma chi acquistava poi erano sempre gli italiani che importavano le opere.

Sapere che un Fontana importante, esposto alla Biennale di Venezia del 1966, ha visto una vendita solo nel 1999, la dice lunga sul fatto che fino ad allora artisti del dopo guerra, anni 50' e 60', si compravano a poco, perchè il collezionismo italiano li considerava come tali, semplici provocazioni, più o meno come vengono considerate oggi, anche se si sa che oggi costano tanto, anche milioni di euro.

Quando lui parla di operazioni di carattere finanziario, mosse in Italia e poi all’estero, su alcuni artisti, compresi quelli che erano considerati minori in quanto non erano stati i primi a svolgere un certo tipo di ricerca (un modo molto elegante per dire che sono dei cloni destinati a restare sempre secondi e terzi), sottolinea che il mercato dell'arte si sta trasformando, nascono nuove tendenze, nuovi artisti, ma ci sono dei valori, delle gerarchie che vanno rispettate per diritto di precedenza, per aver generato per primi qualcosa che ha segnato la storia dell'arte, mica per reggenza o titoli nobiliari.


Non possiamo vedere artisti che hanno segnato la storia dell'arte italiana, superati da nuove tendenze di estroflessisti, assemblatori di tutto e di più, performer dell'assurdo e della provocazione. Di persone che non sanno fare nulla, installano ferri, sale, cemento, fiammiferi, ne abbiamo a carriole.

Se questo sta succedendo è la dimostrazione che artisti che hanno segnato la metafisica in Italia e nel mondo come De Chirico, costano poco, sempre meno, di artisti che non hanno rappresentato una mazza per l'arte italiana.
Si lui cerca di non offendere nessuno, ma si capisce benissimo che se uno ha segnato 70 e passa anni di un secolo, come il pictor ottimus, oggi non può essere messo in discussione da stime ridicole e da quotazioni analoghe da parte di case d'asta che hanno la memoria corta e che ormai giocano apertamente a fare le gallerie, in barba alle regole del mercato.
L'esempio dell'appartamento al centro e di quello in periferia è emblematico.

Coloro che hanno comprato le opere di Hirst nel 2008, sanno che se oggi tornano in asta con quelle opere, ci rimettono le mutande, poco ma sicuro. Il parametro del secondario va consolidato senza picchi ed esplosioni che facciano poi il vuoto intorno per anni, proprio come sta avvenendo su Hirst, su di lui è caduto il silenzio.

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Messaggio Da salvo Mar 17 Feb 2015, 00:37

Mi è capitato di parlare con il sig di Carlo e figlio a Basilea  !loro sono dei collezionisti in primis divenuti poi venditori, hanno i più bei afro e vedova che ci siano in commercio,non è colpa di nessuno se il mercato di tali artisti e' stato superato dalle nuove tendenze!
Non ci siamo meravigliati che de kooning amico di afro costi dieci volte tanto solo perché americano! chiamare in causa hirst ci porta fuori strada e' l estremizzazione del mercato portato a dei livelli insostenibili , una vera e propria bolla speculativa !
Faccio queste considerazioni perché nei proprietari della galleria dello scudo ho notato la vera passione del collezionista combattuto ogni volta dovesse dar via un opera importante ! Ma non chiamerei più in causa priorità storiche,visto tutto lo schifo che si compra fuori dal nostro orticello e a prezzi impensabili!
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Messaggio Da salvo Mer 18 Feb 2015, 18:40

per chi crede ancora alla befana studiate il concetto di soft power e quello che e' riuscita a fare l america a livello culturale !altro che meritocrazia

http://it.wikipedia.org/wiki/Soft_power
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Messaggio Da salvo Mer 18 Feb 2015, 18:42

salvo ha scritto:per chi crede ancora alla befana studiate il concetto di soft power e quello che e' riuscita a fare l america a livello culturale !altro che meritocrazia

http://it.wikipedia.org/wiki/Soft_power

http://www.zoornalism.it/wordpress/2013/04/29/la-cia-la-guerra-fredda-pollock-e-il-soft-power/

http://ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=35743
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Messaggio Da Notaio Sab 21 Feb 2015, 00:09

Seconda puntata dell'intervista di Massimo di Carlo.

A quali aste e a quali artisti si riferisce quando parla di operazioni finanziarie?
Nelle più recenti Italian Sales, quelle dello scorso ottobre, si è assistito, tra l’altro, al prepotente consolidamento delle quotazioni di Enrico Castellani. Occorre però dire che l’opera che ha raggiunto la maggior quotazione, ovvero «Superficie bianca» del 1967, venduta a 3,8 milioni di sterline (4,75 milioni di euro, registrando il record d’artista, Ndr) veniva da una collezione di grande prestigio (quella di Giobatta Meneguzzo), che si trattava di un capolavoro assoluto e che Castellani è un grande maestro. Quanto a Manzoni, un altro capolavoro, un «Achrome» del 1958-59, viene venduto alla cifra pazzesca di 12,7 milioni di sterline (15,88 milioni di euro, record d’artista, Ndr). Tutto ciò va ascritto al merito della casa d’aste, Sotheby’s, merito che riconosco volentieri perché finalmente capolavori di Castellani e Manzoni vengono venduti a quelle cifre; e se io paragono la qualità del loro lavoro a quella di certi altri artisti loro coetanei (americani, inglesi o tedeschi) scopro che, per assurdo, sono ancora sottovalutati. Ma come la mettiamo con un altro capo lavoro, questa volta di Giorgio Morandi, una natura morta venduta nella stessa asta a 764.500 sterline (circa 975mila euro, Ndr), o a «Gli archeologi» (1930 ca) di De Chirico aggiudicato a 674.500 sterline (848mila euro, Ndr) o a una gouache di Balla del 1913, un meraviglioso «Volo di rondini», battuto a 338.500 sterline(425mila euro, Ndr)? Nella stessa asta, un altro dipinto di De Chirico («Cavalieri e cavallo sulle rive dell’Egeo» del 1930 ca, Ndr) è stato battuto a 170.500 sterline (214mila euro, Ndr), vale a dire un terzo di quanto sono state pagate, sempre nella stessa vendita, opere di Bonalumi («Bianco» del 1966 venduto a 787mila euro, Ndr) e Scheggi («Intersuperficie Blu - Opera 6» del 1965 venduta a 531mila euro e «Intersuperficie bianca» del 1964 venduta a 486mila euro, Ndr). Non sto dicendo che Bonalumi e Scheggi non siano buoni artisti, semplicemente insisto sul concetto di parametro.


Scusi, ma quale colpa hanno le case d’asta?

Io dico che le case d’asta, che in questo momento governano l’80-85% delle transazioni mondiali di opere d’arte, devono sentirsi portatrici di una pesante responsabilità nel momento in cui ricevono o accettano certe opere per le aste. Per cui, se in questo momento Morandi o De Chirico «soffrono», dovrebbero cercare di non mandarli al massacro.


Che cosa intende per responsabilità delle case d’asta?

Quando una vendita determina un contemporaneo deprezzamento e depressione di tutto un blocco di lavori che hanno segnato la storia dell’arte italiana anche nel mondo, ecco che occorre parlare di responsabilità delle case d’asta.


Perché lei sospetta che alla base di certi exploit ci siano manovre speculative?
Il fatto che certi exploit non siano fatti episodici ma che, al contrario, certe quotazioni aumentino e diventino costanti, mi induce a pensare a speculazioni finanziarie. E, parlando chiaro, le case d’asta ormai sono diventate uno strumento finanziario. Questa è la differenza tra loro e le gallerie: l’unico elemento che le case d’asta non potranno mai portarci via è il ruolo che ha una galleria nel formare il gusto e il collezionista, anche se ora si sono messe a fare
le vendite private! È come se la Fiat vendesse le automobili privatamente e non attraverso i concessionari. In nessun settore economico avviene una cosa del genere, tranne che nell’arte.

I collezionisti hanno qualche responsabilità in quelle che lei pensa siano speculazioni?
Ma no, i collezionisti arrivano sempre per ultimi, nel senso che prima bisogna costruire un certo tipo di prodotto. Oggi c’è la mania del monocromo, è come se questa nuova generazione di collezionisti non avesse più voglia di pensare. Allora ci vuole un quadro bianco, in un salotto bianco, col divano bianco, col pavimento bianco, con l’arredamento affidato a un architetto di grido che sa interpretare il gusto di questi signori che sono ormai tutti uguali tra loro. Sembrano schiavi di questa suggestione imposta dai media e da internet. Questo piattume generale mi sembra lo stesso che si era verificato ai tempi di operazioni pilotate da grandi gallerie con la collaborazione delle case d’asta per alcuni artisti magari internazionali. Ero ragazzo e avevo appena cominciato questa professione, ma ricordo bene che nel 1974 era scoppiata la mania dell’Optical art perché certe riviste di arredamento pilotavano il gusto e dicevano che nelle case moderne degli anni Settanta se tu avevi appeso al muro un quadro di Vasarely avresti avuto una casa adeguata allo spirito dei tempi. Ebbene, nel 1974 un quadro di Vasarely costava tre volte un dipinto di Morandi, mentre oggi costa 30mila euro. E ancora: alla metà degli anni Ottanta, Hartung e Poliakoff costavano cifre pazzesche perché era scattata l’operazione finanziaria legata alla pittura informale francese. Risultato: all’epoca, un cartone di Hartung costava quanto un quadro di De Chirico; oggi siamo sui 20mila euro. Badi bene: non discuto la grandezza degli artisti citati, ma certi prezzi. Ecco perché bisogna evitare che il mercato dell’arte abbia eccessive similitudini con quello finanziario-borsistico.


La mania del monocromo, chissà a quanti fischiano le orecchie, Carletta sarà già diventato sordo.... Laughing
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Messaggio Da salvo Sab 21 Feb 2015, 09:24

alcune considerazioni sono giuste! sui gusti di passaggio sono figli del loro tempo,non oso pensare quando si arredava casa in stile barocco o rococo,il mercato dell arte cambia ed i componenti del mercato con loro,a volte alcune figure sopravvivono a volte alcune scompaiono!
sara' il caso di alcuni galleristi?? una volta il verbo dei galleristi la faceva da padrone oggi con la globalizzazione informatica non e' piu' cosi!
(prima potevano raccontarci che berti e nativi sarebbero costati come picasso,c'e' ancora chi lo fa Very Happy )
comunque mi e' sembrato un po uno sfogo di chi non puo'piu' intervenire su una situazione di mercato sfuggita un po 'di mano ai tanti!
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Messaggio Da Notaio Sab 21 Feb 2015, 09:53

Gli esempi citati per le mode e i prezzi degli anni settanta, la dicono molto lunga su come il mondo dell'arte interpreti  sempre le tendenze del momento,  con le mode passeggere e le architetture degli arredi di tendenza.
I confronti dei prezzi con gli artisti, cosa che raramente si riesce a scoprire, sono molto interessanti e ci permettono di capire come i nostri genitori, negli anni dell'abbandono della pittura, voluta da astuti e furbi critici d'arte, come Celant, celassero in realtà molto di più di quello che oggi ci viene raccontato da quattro sfigati teleimbonitori per vendere i quadri.

Di Carlo parla come parlerebbe un vecchio amico, vissuto da giovane  nell'era peggiore della pittura italiana, che ora dopo 40 continua a vedere queste tendenze riprendere piede, lasciando indietro i maestri importanti della storia dell'arte italiana.

Io mi sento molto vicino al suo pensiero e trovo sbagliato il fatto che ci si debba adeguare passivamente alle mode passeggere o alle fantomatiche riscoperte delle invenzioni di chi ha sempre bisticciato con tele e pennelli in nome delle presunte avanguardie.
Gli appassionati d'arte in Italia e in altre importanti nazioni, visitano più i musei di arte che espongono artisti e maestri dell'arte, non le mode dettate da speculazioni incentrate sulle mode provvisorie, le quali proprio come dice Di Carlo, lasciano spesso i collezionisti con il cerino in mano.

Parlare con i galleristi serve sempre a capire come sia sempre imperata grande mediocrità nel mondo dell'arte, scambiando arredamento per pittura, o installazioni per scultura. Quelli che oggi si vendono come interpreti della ricerca, in passato avrebbero solo pulito le tele e preparato i colori nel mortaio ai pittori, oppure aiutato gli scultori a levigare le statue ripulendo il pavimento alla sera, dopo finito il lavoro.
Arte e investimento, due realtà vicine in apparenza, pericolose per chi non ha i capitali per reggere le altalene e i saliscendi del borsino del momento.


Ultima modifica di Notaio il Sab 21 Feb 2015, 10:57 - modificato 1 volta.
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Messaggio Da Morgan Sab 21 Feb 2015, 10:09

Io sono d'accordo con Salvo. Il suo e' uno sfogo. Magari tra 40 anni ci sara' qualcuno che critichera' le aggiudicazioni troppo basse di Bonalumi e Castellani per confrontarle con aggiudicazioni di altri artisti. Lui fa comunque riferimento ad una fascia di mercato molto alta e comunque e' sempre stato che il mercato e la storia non andavano mai di pari passo. E poi sarei curioso di sapere se la sua organizzazione non abbia mai comprato qualcosa in asta a prezzi convenienti. Se oggi DeChirico, Morandi ed altri costano meno rispetto ad altri, li vada a comprare. Molto probabilmente ha venduto opere simili a cifre molto alte e adesso i suoi clienti si lamentano. Troppo facile scaricare le colpe sugli altri. Io non ho la possibilita' per comprare DeChirico, Morandi o Boccioni. Ma se scendessero di prezzo fino alle mie possibilita' sarei solo che contento per poterli fare miei.

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Messaggio Da salvo Sab 21 Feb 2015, 12:08

tenendo sempre separati il bello dell arte con il mercato che sta prendendo una piega ben precisa e nel 2015 visibile a tutti,mi sembra un po il discorso della volpe che non arriva piu' all uva! se compro un afro da di Carlo a 700 mila perché tanto mi ha chiesto se provo a rivenderlo causa ristagno del mercato di Afro non ci rifaccio la meta!!
poi le disquisizioni sulla bellezza e abilita' pittorica e' un altra cosa!
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Messaggio Da Morgan Sab 21 Feb 2015, 21:53

Giusto...Salvo ha ragione...

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Messaggio Da Notaio Ven 27 Feb 2015, 23:57

Terza e ultima puntata dell'intervista di Massimo di Carlo.


Non è che certi galleristi siano complici di queste speculazioni?
Ci possono essere collezionisti annoiati che si trasformano in finanzieri e che sostengono galleristi che compiono queste operazioni.

Gli archivi degli artisti sono esenti da colpe?
Assolutamente sì. Oggi per fortuna in Italia ci sono archivi o fondazioni basati sui più positivi modelli americani, tedeschi o svizzeri, in nazioni dove archivi e fondazioni sono la sicurezza del mercato. Basti pensare alla Fondazione Burri o agli archivi Fontana e Manzoni: sono la certezza dell’autenticità.

Ci sono altri artisti italiani che presto potrebbero diventare protagonisti di un boom?
C’è tutta una generazione che ha fatto l’arte italiana degli anni Settanta; noi abbiamo avuto grandi sperimentatori, però io sarei molto preoccupato se artisti validissimi come Alviani o Aricò diventassero oggetto di questa euforia.

Alcune gallerie italiane hanno aperto filiali a Londra, sede delle Italian Sales. Come valuta questo fatto?
Dico che fanno il loro mestiere, forti del consenso planetario ottenuto da certa arte italiana grazie alle aste. Per fare un discorso un po’ cinico, ciò che auguro loro è di vendere certe opere a persone che non avranno bisogno di rivenderle e del resto Londra è una piazza finanziaria dove affluisce la ricchezza di tutto il mondo. Parlo di persone che, sinché l’opera piacerà, la terranno nel loro appartamento di New York sulla 5th Avenue e quando si stuferanno la metteranno nella casa delle vacanze alle Bermuda. Insomma compratori non interessati all’investimento e che potrebbero sopportare un calo delle quotazioni.

Non è che, visto come vanno le cose, anche lei stia pensando all’apertura di una sede della Galleria dello Scudo a Londra?
Per carità, non ci penso nemmeno.
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Messaggio Da salvo Sab 28 Feb 2015, 09:26

non condivido,e' cosi' distante il di carlo alle dinamiche internazionali e all' economia legata all arte che e' una delle poche gallerie presenti a Basilea! location in cui non e' cosi' facile partecipare! Very Happy
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Messaggio Da Morgan Sab 28 Feb 2015, 09:45

Mah!!! Secondo me si e' fatto un autogol clamoroso...

Morgan

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Messaggio Da salvo Sab 28 Feb 2015, 10:48

Morgan ha scritto:Mah!!! Secondo me si e' fatto un autogol clamoroso...

capisco lo sfogo di chi ha sempre controllato il mercato ,un mercato che e' cambiato che vede nuove figure e realta economiche!
quello che mi lascia allibito e' che certe dinamiche sono sempre state adottate oltre oceano valorizzando artisti che non valgono la meta' dei nostri! aggiungerei che la detrazione fiscale esistente in america per le opere d'arte favorisce il mercato stesso!
noi siamo il terzo modo in materia di fisco legato all arte! Shocked e' come parlare della non potabilita' dell acqua nell africa piu' povera!
salvo
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