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Lo strano mercato secondario del pittore Salvo, tra rivalutazioni misteriose e incredibili nell'anno 2023. Chi sarà il nuovo artista di punta del 2024?.

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Lo strano mercato secondario del pittore Salvo, tra rivalutazioni misteriose e incredibili nell'anno 2023. Chi sarà il nuovo artista di punta del 2024?. Empty Lo strano mercato secondario del pittore Salvo, tra rivalutazioni misteriose e incredibili nell'anno 2023. Chi sarà il nuovo artista di punta del 2024?.

Messaggio Da Notaio Dom 14 Gen 2024, 19:36

Leggendo da mesi della rinascita ed esplosione del pittore Salvo, ho fatto un collage di articoli e ho preso alcuni di loro per rappresentare a chi non conosca questa magica rinascita, alcune delle valutazioni espresse da giornalisti del settore.
Ognuno si faccia l'idea che vuole e se ha la fortuna di aver comprato delle opere di questo artista, valuti il da farsi....
Il 2023 ha visto l'ascesa di Salvo, ma chi sarà tra gli artisti viventi e non, italiani, quello che potrà far il salto di qualità nel suo mercato secondario?
Leggete questi due articoli e troverete alcune indicazioni ......


https://www.ilgiornaledellarte.com/articoli/tra-boetti-e-salvo-battaglia-rialzista/142780.html

Così lontani, così vicini. Solo tre anni fa nemmeno l’allibratore più sfrontato avrebbe scommesso sulla strana coppia di torinesi che ora domina il mercato: Alighiero Boetti e Salvo. Se il primo è sempre stato protetto dalla crème dei collezionisti con ampi consensi da parte della critica celantiana, il secondo era considerato un underdog, un emarginato che dopo un inizio promettente con la serie delle lapidi, aveva venduto l’anima al diavolo riducendosi a realizzare paesaggi a metà strada tra de Chirico e le caramelle mou. Entrambi però erano accomunati da un grave difetto: essere troppo prolifici e non rispettare le regole del mercato.

Ciò che proprio appariva insopportabile di Boetti erano tutte quelle letterine che si trovavano a poche lire dai corniciai irritando profondamente i galleristi big convinti che ben poco si potesse fare con quell’artista così indisciplinato. Anche Salvo non aveva mai badato molto alla selezione e in molti si erano allontanati da lui non riuscendo a gestirlo. La loro convinzione era che l’arte si dovesse diffondere nella maniera più ampia possibile al di là delle consorterie. E questa granitica sicurezza, a lungo andare, li ha premiati. Nelle aste italiane, dove i capolavori milionari non transitano, la vera battaglia rialzista è tra i «centrini» di Boetti, giunti a costare anche 127mila euro come dimostra «Verba volant scripta manent», un arazzo in miniatura di 22,5x23 cm proposto il 20 aprile scorso da Sotheby’s a Milano (solo cinque anni fa sarebbe costato 15mila euro) e i paesaggi di Salvo che superano i 100mila euro per un comune 50x70 cm, secondo quanto è avvenuto per «Giugno» che nell’asta di Christie’s conclusa il 31 maggio è cresciuto sino a 126mila euro rispetto a una stima già molto corposa di 45-65mila euro (tre anni fa si poteva ancora acquistarlo a meno di 20mila euro con un comodo rateale).

Se Boetti è da tempo una star internazionale, Salvo appare rigenerato dalla Gladstone, la sua galleria newyorkese che lo ha preso sotto la sua ala protettrice. Non va poi dimenticato che quell’abile giocoliere di Nicolas Party, in quota Hauser&Wirth, si ispira smaccatamente all’artista italiano e che lo scorso anno è arrivato a costare ben 6 milioni di euro. L’inedita sfida Salvo-Boetti è l’aspetto più intrigante di un mercato sempre più simile alle passerelle di moda dove stili e tendenze cambiano a ogni passaggio di stagione. Di fronte al disimpegno di Christie’s (l’asta primaverile esclusivamente online ha incassato appena 4,2 milioni di euro), Sotheby’s ha avuto campo libero e il 20 aprile a Milano il fatturato ha raggiunto 15,4 milioni di euro, la cifra più alta dal 2019.

In quel contesto è apparso evidente come tutto sia trasformato rispetto al 2015-2016 quando l’arte monocromatica andava a gonfie vele. Basti pensare che «Superficie bianca, Tokyo n.7» di Enrico Castellani datato 1967 (118x120 cm), è stata aggiudicata per 533mila euro, quando otto anni fa non avrebbe avuto alcuna difficoltà a superare d’un balzo il milione di euro. E l’ottimo risultato di Lucio Fontana con «Concetto spaziale, Attese», quattro tagli su fondo rosso (81,5x65 cm), che ha cambiato proprietario per 2,6 milioni di euro (la stima era di 1,2-1,8 milioni di euro), rappresenta pur sempre un calo di un milione di euro rispetto al 2015 quando un altro «Concetto spaziale rosso» molto simile, di 61x50 cm, era stato conteso nell’«Italian Sale» di Christie’s a Londra sino a 3,6 milioni di euro. Mentre Mario Schifano ha perso un po’ di brio rispetto al 2022, in gran spolvero appaiono Piero Dorazio e Carla Accardi anche se saranno costretti ad allargare il loro bacino d’utenza ancora prevalentemente italiano.

Quest’ultima, prossima ai festeggiamenti per i cent’anni dalla nascita previsti nel 2024, ha raggiunto da Sotheby’s il suo primato personale con «Labirinto barrato» del 1957 (60x160 cm) che si è imposto per 355mila euro. Da Massimo Campigli a Franco Angeli, da Alberto Savinio ad Agostino Bonalumi, sono molti i desaparecidos del mercato attualmente trascurati dai collezionisti. Non manca però un osservato speciale, Piero Gilardi, recentemente scomparso, con ottime potenzialità di crescita. La strada della rimonta parte dagli anni Sessanta, fondamentali per aggiornare il listino. E sempre da Sotheby’s «Pesche cadute» del 1966, classico «Tappeto-Natura» in poliuretano espanso, ha cambiato proprietario per 56mila euro, quasi il doppio rispetto alla stima minima.

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https://www.ilgiornaledellarte.com/articoli/quest-anno-il-mercato-salvo-l-anno-prossimo-/144560.html

Il vero trionfatore del 2023 è stato Salvo con i suoi paesaggi di zucchero, le finte architetture e gli alberi colonna. Uno tsunami su un mercato praticamente inesistente sino a pochi anni fa, tanto che nel 2019 il suo fatturato era di appena 292mila euro, mentre negli ultimi 12 mesi ha superato gli 8 milioni. È stata una crescita esponenziale che ha dell’incredibile, coronata dal record di Christie’s Hong Kong che il 28 novembre ha spinto sino a oltre un milione di euro «Il mattino» del 1994, un grande dipinto di 205x327 cm che nel 2009 da Sotheby’s a Milano era stato pagato 70mila euro, cifra per lungo tempo rimasta nei top lot. E pensare che il mercato italiano non ha mai creduto in Salvo e il merito del successo va principalmente alla figlia Norma Mangione, a Marian Goodman e a Nicolas Party che copiandolo lo ha reso una celebrità.

Salvo a parte, il 2023 è stato anche per l’Italia un anno in chiaroscuro dove sono scivolati alcuni big di prima grandezza come Alighiero Boetti e Mario Schifano che hanno animato il mercato nell’era post Fontana. Proprio Boetti, dopo quattro stagioni da leone, ha subito una serie d’invenduti inaspettati sin dal 20 ottobre quando la «Thinking Italian» di Christie’s a Parigi ha rispedito al mittente un classico arazzo di 110x110 cm che non ha trovato un acquirente disposto a spendere 400mila euro. Successivamente, sono tornati al proprietario iniziale due importanti lavori con la penna biro. Anche le performance di Schifano sono state inferiori alle attese e il 22 novembre da Sotheby’s a Milano «Paesaggio anemico» del 1965 (80x100 cm) si è dovuto accontentare di un’aggiudicazione piuttosto modesta, pari a 127mila euro. Qualche rischio l’hanno corso anche Carla Accardi e Piero Dorazio: per tutta la stagione sono stati gli animatori delle trattative private con le fiere che li hanno inflazionati senza remore.

Nonostante qualche logico intoppo, la corsa all’astrazione proseguirà anche nel 2024 con una serie di artisti pronti a staccarsi dal gruppo. Tancredi dovrà consolidarsi, ma non c’è dubbio che il record raggiunto il 20 ottobre da Christie’s a Parigi con «Omaggio a Debussy», venduto per 730mila euro, rappresenti un punto di svolta, anche se in termini assoluti è un progresso minimo rispetto al 2007-08 quando le sue opere potevano raggiungere i 400-500mila euro. Tuttavia, un’immediata ricaduta del top lot è apparsa evidente il 5 dicembre, da Christie’s a Milano, quando «Senza titolo», una storica tempera del 1959-61 (136x125 cm), non ha avuto alcuna difficoltà a passare da una stima di 30-40mila euro sino a un’aggiudicazione per 151mila.

L’altro scossone si è consumato sul finale di stagione, quando improvvisamente si è risvegliato dal sonno profondo Ennio Morlotti, da tempo fuori dai radar e che il mercato sembrava aver ibernato con quotazioni spesso al di sotto dei 20mila euro. Senza preavviso, il 28 novembre da Il Ponte a Milano «Colline a Imbersago (Paesaggio con figure)» del 1956, un lavoro monumentale di 207x167 cm tra i più significativi mai proposti, è stato aggiudicato per la cifra sbalorditiva di 201mila euro rispetto a una stima di 60-80mila euro. Le ragioni dell’exploit sono dovute soprattutto allo straordinario pedigree dell’opera, che oltre a essere stata esposta alla Biennale di Venezia del 1956, ha fatto parte della collezione Ponti-Loren entrando successivamente in quella di Giovanni Testori, amico di una vita e tra i maggiori esegeti di Morlotti. Una rondine non fa primavera, ma è certo che il mercato dell’artista lombardo potrebbe trarre giovamento da questo upgrade quantomai meritato.

Se Giuseppe Capogrossi ha raggiunto, un po’ a sorpresa, un nuovo record di 419mila euro il 7 dicembre da Bonhams a Parigi (il precedente primato reggeva dal 2006) con un ovale colorato del 1954 non tra i più iconici, il settore dell’astratto-informale ha ancora ampi margini di crescita e tra i più sottovalutati merita particolare attenzione Giulio Turcato con l’archivio che si trova in fase di transizione e opere importanti che scivolano via a cifre estremamente favorevoli, come dimostra «Giardino di Miciurin» del 1956 (45x65 cm), proveniente dalla collezione di Guido Ballo, che appartiene a una serie particolarmente significativa dove il segno si libera sviluppando un percorso autonomo connesso con scienza e biologia. L’opera, proposta il 28 novembre da Il Ponte a Milano, non è andata oltre i 25mila euro. Per scuotere un mercato sonnolento, il 29 novembre Dorotheum di Vienna ha dovuto affidarsi ad «Africano», capolavoro del 1955 (89x116 cm) appartenuto alla celebre collezione del barone Giorgio Franchetti, che ha trovato un lungimirante compratore disposto a spendere 70mila euro.

Per lungo tempo compagno di strada di Turcato, Achille Perilli, scomparso 94enne nel 2021 senza le necessarie celebrazioni, appare ancora ingiustamente ai margini, tanto che da Il Ponte è stata venduta nell’indifferenza generale per 14mila euro «Segni di diario» del 1959 (65x100 cm), un’opera importante dove l’artista evidenzia la componente germinale della scrittura. Indiscusso protagonista dell’arte italiana lontano dai vertici, che non ha ancora espresso le sue potenzialità, è Gastone Novelli, più volte messo in relazione con Cy Twombly. La sua pittura colta, ironica e provocatoria non appare inferiore rispetto a quella dell’artista americano anche se i prezzi sono infinitamente più bassi. L’unico acuto della stagione risale al 4 luglio da Finarte a Milano quando «Attenti al Sergente Bond» del 1965 (200x180 cm), composizione fantasmatica che assorbe mito, storia e leggenda, ha fatto fermare il martello del banditore a 211mila euro. Non certo una follia tenendo conto che nel 2000 la stessa era stata venduta per 127mila euro nell’«Italian Sale» di Sotheby’s a Londra.

Un altro caso di rimozione è quello di Mimmo Rotella, che al contrario di Novelli è stato per molti anni al centro delle contrattazioni, ma attualmente appare emarginato rispetto a un sistema che in seguito alla scomparsa di Germano Celant deve ancora trovare i giusti equilibri. Quindi il 7 dicembre da Bonhams a Parigi ha realizzato un ottimo affare l’acquirente che si è assicurato per 45mila euro «Raro», storico décollage del 1956 appartenuto a Constantin Tâcu, noto collezionista di origine macedone amico di Rotella e di tutto il gruppo dei Nouveaux réalistes.

Insomma, da Tancredi a Morlotti, passando attraverso Turcato e Novelli, il 2024 premierà gli outsider in un mercato alla ricerca disperata di talenti ancora sottovalutati. Del resto, dopo il clamoroso trionfo di Salvo, si è aperto un nuovo capitolo e più nulla sarà come prima.
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Messaggio Da Notaio Dom 10 Mar 2024, 20:29

Articolo trovato in rete su facebook, che riassume il pensiero di tanti collezionisti al riguardo di questa misteriosa esplosione del mercato secondario di questo artista.
Buona lettura


L'OPERAZIONE SALVO
di Giovanni Colombo
Rispondo ai numerosi amici che mi hanno chiesto di esprimermi sul caso Salvo (Salvatore Mangione).
Non mi sono volutamente espresso perché desideravo monitorare l'evolversi di questa operazione.
Ero a conoscenza dell'operazione già nel 2019. Me ne aveva parlato un amico, figura influente del mondo dell'arte.
Prima di tutto desidero rimarcare la mia stima verso il maestro siciliano, classe 1947.
Tuttavia mi sia permesso di esprimere alcune perplessità sulla strategia (perché di questo si tratta!) che gli investitori hanno adottato.
Il primo errore, a mio modestissimo avviso, è stato quello di passare nell'arco di appena due anni ad aggiudicazioni davvero poco credibili. Quando un'opera è stimata dai 60/80 k e da 80/120k e quasi decuplica nell'aggiudicazione la stima, dovrebbe subito fare accendere una doppia spia rossa sul quadrante del collezionismo.
Questa esponenziale ascesa al record milionario, manifestamente fittizia, dovrebbe costringere gli investitori a mantenere  aggiudicazioni sempre elevate, per non cadere nel flop della bolla speculativa in cui rischierebbe di inciampare il collezionista.
Oggettivamente, quando si sceglie un artista da lanciare sul palcoscenico internazionale, dovrebbe possedere, almeno sulla carta, una autentica novità nell'alveo storico del fiume dell'arte. Ne lascio al lettore il giudizio.
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