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The Language of Flowers; Firenze, Museo Gucci; 13 marzo - 20 settembre 2015

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The Language of Flowers; Firenze, Museo Gucci; 13 marzo - 20 settembre 2015 Empty The Language of Flowers; Firenze, Museo Gucci; 13 marzo - 20 settembre 2015

Messaggio Da Notaio Ven 08 Mag 2015, 00:46

Per chi ama la bellezza, l'arte e la natura segnalo una bella mostra a Firenze, al Museo Gucci. Dal 13 marzo al 20 settembre 2015.

The Language of Flowers”, settima mostra della Pinault Collection al Gucci Museo, è un richiamo a uno dei motivi più iconici della Maison Gucci: Flora.

Curata da Martin Bethenod, direttore di Palazzo Grassi – Punta della Dogana, la mostra riunisce le opere di 4 artisti, realizzate tra il 1967 e il 2012, che giocano con l'iconografia dei fiori, un soggetto più complesso di quanto possa sembrare. Benché le opere siano caratterizzate da una potente seduzione visiva (e, per una di esse, anche olfattiva), sono tutte al contempo intrise di un'ambiguità delicata e profonda.

Valérie Belin
In Calendula (Marigold), 2010 e Phlox New Hybrid (with Dahlia Redskin), 2010, Valérie Belin, fotografa francese nata nel 1964, abbina volti femminili e motivi floreali, creando una sorta di ibridi, nel senso botanico del termine, che raccontano l'ambiguità tra umanità e mondo vegetale, natura e artificio, reale e virtuale, presenza e assenza, seduzione e freddezza.
Eccovi un esempio
The Language of Flowers; Firenze, Museo Gucci; 13 marzo - 20 settembre 2015 Calend10


Marlene Dumas
Einder, 2007-2008, di Marlene Dumas (nata in Sudafrica nel 1953) cela un malinconico segreto: questa composizione floreale che fluttua su un mare blu notte è quella che si trovava sulla bara della madre dell'artista, deceduta poco tempo prima. Dietro la sua bellezza e la delicatezza dei colori, si nascondono ricordi, dolore e lutto.


Latifa Echakhch
Il fulcro di Fantôme (Jasmin), 2012, di Latifa Echakhch (nata in Marocco nel 1974), è il gelsomino, o meglio le ghirlande di fiori che i venditori ambulanti offrono ai passanti nelle città mediorientali, legato ad un ricordo dell'artista:  un venditore ambulante di gelsomini di Beirut che, per proteggere il profumo e la freschezza dei suoi fiori, li copriva con una camicia. Questa scultura dall'apparente fragilità evoca le rivoluzioni della primavera araba e la resistenza al caos, dove i fiori diventano una metafora politica.



Irving Penn
I due dittici del grande fotografo americano Irving Penn (1917-2009), Cottage Tulip: Sorbet, New York, 1967 e Single Oriental Poppy, 1968, sono realizzati secondo il principio dell'associazione di un'immagine in bianco e nero e della stessa immagine a colori. Questi pezzi storici mostrano entrambi, per il classicismo della composizione e per la meticolosa attenzione alla stampa (al platino per il bianco e nero e dye transfer per il colore), le dimensioni di totale controllo formale, di ricerca della perfezione assoluta e, al contempo, la consapevolezza dello scorrere del tempo e della vanità delle cose che segnano così profondamente l'opera di questo maestro della fotografia.


Per vedere alcune stupende opere in anteprima, cliccate qui

http://www.guccimuseo.com/it/gucci-arte/the-language-of-flowers/
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