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La morte di Robert Indiana a 89 anni. E' iniziata la battaglia legale per lo sfruttamento della scritta LOVE.

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Messaggio Da Notaio Mar 28 Ago 2018, 00:19

Il 19 maggio 2018 è morto all'età di 89 anni Robert Indiana, autore della famosa scultura “LOVE”.
Leggete cosa sta succedendo tra la fondazione che lo rappresenta e la persona a cui l'artista aveva lasciato un legato per prendersi cura della sua memoria.
Una rogna legale che, come sempre avviene quando muore un artista famoso, ci fa capire come alla fine quando ci sono di mezzo soldi e interessi, si finisce sempre in tribunale. Anche i ricchi piangono.

La morte di Robert Indiana a 89 anni. E' iniziata la battaglia legale per lo sfruttamento della scritta LOVE. Love-k10



Eccovi l'articolo trovato in rete.
Il 19 maggio 2018 moriva, all'età di 89 anni,Robert Indiana, autore della famosa scultura “LOVE” consacrato nell'Olimpo della Pop art dalla retrospettiva del Withney del 2013.
Con il testamento datato 7 maggio 2016, aperto una settimana dopo la morte dell'artista, Robert Indiana lasciava un legato a favore dell'aiutante e membro del suo cenacolo, Jamie L. Thomas, con il quale lo pregava di prendersi cura della sua memoria, nello stesso modo in cui, per anni, si era preso cura di lui nella remota isola di Vinalhaven, 15 miglia al largo della costa del Maine.
Alla nomina di Thomas a direttore esecutivo della Fondazione Indiana, seguiva l'imputazione all'ente delle opere d'arte situate nell'ultima dimora abitata dall'artista, il cui valore, secondo le stime effettuate al tempo della successione, ammonterebbe a 50 milioni di dollari. Nel testamento veniva anche disposto l'onere aggiuntivo di trasformare la casa di Indiana, un vecchio edificio di epoca vittoriana, in un museo, “The Star of Hope”, con probabile sede della fondazione istituenda.

La vicinanza di Jamie L. Thomas all'artista ed il legato istituito a suo favore, sebbene non vantasse alcun tipo di pregressa esperienza in campo gestionale o curatoriale, aveva già allarmato la Morgan Art Foundation (MAF), rappresentante di Indiana dagli anni 90 e proprietaria del famoso marchio “LOVE”, che il giorno precedente il decesso dell'artista aveva agito in giudizio (qui l'atto) accusando Thomas di aver volutamente isolato il vecchio Robert Indiana da amici e parenti per forgiare e vendere una partita di opere false con l'aiuto dell'art editor Michael McKenzie.
Nel corso della prima udienza pre-processuale davanti al Tribunale distrettuale di Manhattan, il 23 luglio scorso, entrambi gli indagati hanno negato le accuse. L'avvocato di Thomas, John D. Frumer, sostiene che il suo cliente abbia agito nel solo interesse dell'artista. Entrambi McKenzie e Thomas hanno, invece, puntato il dito contro la MAF per il mancato pagamento di royalties sulla vendita di alcune opere di Indiana.

A far storcere il naso al Procuratore Generale del Maine sarebbero il totale isolamento in cui l'artista era ridotto, il recente mutamento delle sue volontà e i suoi ultimi “goffi” lavori, troppo commerciali se comparati con i temi più profondi che hanno ispirato: LOVE e HOPE. A riprova di ciò, Luke Nikas, avvocato della MAF, avrebbe prodotto un video, pubblicato sui social media nel 2013 da uno degli assistenti di studio di Mr. McKenzie, in cui era ripresa all'opera una macchina per la firma automatica mentre sigla una serie di stampe di Indiana. Secondo Nikas il video sarebbe un elemento chiave per provare la falsificazione delle opere dell'ultimo Indiana.
Le sculture incriminate sono “BRAT” creata in omaggio alla Bratwurst, una compagnia del Wisconsin che commercia insaccati, e “WINE” creata dietro commissione di una rivista di vini negli ultimi anni di vita dell'artista. Queste opere sono state definite dalla MAF “un gruppo di falsi Indiana” e sorgono dubbi riguardo all'inclusione da parte della Fondazione di queste opere nel catalogo ragionato che sta ultimando. Nel corso dell'udienza che si terrà a fine agosto, verrà valutata la questione se le opere siano state autorizzate da Indiana e se egli abbia effettivamente goduto del ricavato della vendita di quelle ed altre opere “derivative”.

Caccia alle opere. Sembra, inoltre, che nella precedente versione del testamento la creazione della fondazione sarebbe spettata a Ronald D. Spencer, da dieci anni avvocato di fiducia di Robert Indiana, licenziato nel 2016 con una lettera di una sola riga; mentre buona parte delle opere sarebbero state originariamente destinate al vicino Farnsworth Art Museum di Rockland, nel Maine.
Nel frattempo l'FBI prosegue le ricerche sulla presunta distrazione da parte di Thomas di alcune opere che maggiorerebbero il valore dell'eredità (si tratta di 28 opere che comparivano in un inventario del 2013), le accuse a suo carico sarebbero anche per circonvenzione di incapace e maltrattamenti. La prossima udienza è fissata per fine agosto.
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